Bologna. 28. Luglio. 1826.
[4189,1] Nominiamo francamente tutto giorno le leggi della
natura (anche per rigettare come impossibile questo o quel fatto) quasi che noi
conoscessimo della natura altro che fatti, e pochi fatti. Le pretese leggi della
natura non sono altro che i fatti che noi conosciamo. - Oggi, con molta ragione,
i veri filosofi, all'udir fatti incredibili, sospendono il loro giudizio, senza
osar di pronunziare della loro impossibilità. Così accade p. e. nel Mesmerismo,
che tempo addietro, ogni filosofo avrebbe rigettato come assurdo, senz'altro
esame, come contrario alle leggi della natura. Oggi si sa abbastanza
generalmente che le leggi della natura non si sanno. Tanto è vero che il
progresso
4190 dello spirito umano consiste, o certo ha
consistito finora, non nell'imparare ma nel disimparare principalmente, nel
conoscere sempre più di non conoscere, nell'avvedersi di saper sempre meno, nel
diminuire il numero delle cognizioni, ristringere l'ampiezza della scienza
umana. Questo è veramente lo spirito e la sostanza {principale} dei nostri progressi dal 1700 in qua, benchè non tutti,
anzi non molti, se ne avveggano. (Bologna. 28.
Luglio. 1826.).