21. Giugno 1820.
[129,1] Dei nostri poeti d'oggidì altri non sentono e non
pensano, e così scrivono, altri sentono e pensano ma non sanno dire quello che
vorrebbero, e mettendosi a scrivere, per mancanza di arte, si trovano subito
voti, e di tutto quello che avevano in mente, non trovano più nulla, e volendo
pure scrivere si danno al fraseggiare, e all'epitetare e se la passano in luoghi
comuni e così chiudono la poesia, perchè una cosa nuova da dire gli spaventa,
non sapendo trovare l'espressione che le corrisponda; altri finalmente sentendo
e pensando e non sapendo dir quello che vogliono, tuttavia lo vogliono dire, e
questi sono ridicoli per lo stento l'affettazione la durezza l'oscurità, e la
fanciullaggine della maniera, quando anche
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sentimenti non fossero dispregevoli. (21. Giugno 1820.).