9. Luglio 1821.
[1301,1]
Alla p. 936.-8. Osservate
ancora qualunque persona, {rozza,} o non assuefatta al
bel parlare, ed alla lingua della polita conversazione, {o
poco pratica e ricca di lingua, o poco esercitata e felice nel trovar le
parole favellando, (cioè la massima parte degli uomini),} ovvero anche
quelli che parlano bene, quando si trovano in circostanza dove non abbiano
bisogno di star molto sopra se stessi nel parlare, {+o quando parlano rozzamente a bella posta o in qualunque
modo,} o talvolta anche fuori di dette circostanze, e nella stessa
polita conversazione; {+o finalmente
quelli che hanno una certa forza, e vivacità, e prontezza ec. o
insubordinazione di fantasia;} e facilmente potrete notare
1302 che tutti o quasi tutti gli uomini, qual più qual
meno secondo le suddette differenze, hanno delle parole affatto proprie loro, e
particolari, {+(non già derivate nè
composte, ma nuove di pianta)} che sogliono abitualmente usare quando
hanno ad esprimere certe determinate cose, e che non s'intendono se non dal
senso {del} discorso, e son prese per lo più da una
somiglianza {ed una imitazione} della cosa che vogliono
significare. Così che si può dire che il linguaggio di ciascun uomo differisce
in qualche parte da quello degli altri. Anzi il linguaggio di un medesimo uomo
differisce bene spesso da se medesimo, non essendoci uomo che talvolta non usi
qualche parola della sopraddetta qualità, non abitualmente, ma per quella volta
sola, (qualunque motivo ce lo porti, che possono esser diversissimi) quantunque
abbiano nella stessa lingua che conoscono ed usano, la parola equivalente da
potere adoperare. (9. Luglio 1821.).