22. Agos. 1821.
[1546,1] Quelli che meno sperano, meno godono della loro
disperazione, e meno anche disperano, e conservano più facilmente una speranza
benchè languida, pur distinta e visibile in mezzo alla disperazione. Tale è il
caso degli uomini lungamente sventurati, e soliti ed assuefatti a soffrire e a
disperare. Viceversa dico degli altri. La disperazione poi dell'uomo
ordinariamente felice, è spaventevole. (22. Agos. 1821.).