15. Maggio 1821.
[1053,1] Considerando per una parte quello che ho detto p. 937. seguenti , intorno
alla naturale ristrettezza e povertà delle lingue, e come la natura avesse
fortemente provveduto che l'uomo non facesse fuorchè picciolissimi progressi nel
linguaggio, e che il linguaggio umano fosse limitato a pochissimi segni per
servire alle sole necessità estrinseche e corporali della vita; e per l'altra
parte considerando le verissime osservazioni del Soave
(Appendice 1. al capo II. Lib. 3. del Saggio di Locke)
e del Sulzer (Osservaz. intorno all'influenza
reciproca della ragione sul linguaggio, e del linguaggio sulla
ragione, nelle Memorie della R. Accadem. di
Prussia, e nella Scelta di Opusc. interessanti,
Milano 1775. vol. 4. p. 42 - 102.) intorno
alla quasi impossibilità delle cognizioni senza il linguaggio, e
proporzionatamente della estensione e perfezione ec. delle cognizioni, senza la
perfezione, ricchezza ec. del linguaggio; considerando, dico, tutto ciò, si
ottiene una nuova {e principalissima} prova, di quanto
il nostro presente
1054 stato e le nostre cognizioni
sieno direttamente e violentemente contrarie alla natura, e di quanti ostacoli
la natura vi avesse posti. (15. Maggio 1821.).