22. Giugno 1821.
[1205,1]
Alla p. 1201.
Ho già detto altrove p. 204 di una donna sterile che bastonava una cavalla
pregna dicendo,
1206
tu gravida, e io no? Io credo che un padre
storpio difficilmente possa vedere con compiacenza i suoi figli sani, e non
provare un certo stimolo a odiarli, o una difficoltà ad amarli, che facilmente
si convertirà in odio, e riceverà poi scioccamente il nome di antipatia, quasi
fosse una passione innata, e senza causa morale. Del che si potrebbero portare
infinite prove di fatto, come dell'odio delle madri brutte verso le figlie
belle, e delle persecuzioni che bene spesso fanno per tal cagione a giovani
innocentissime, senza che nè queste nè esse medesime vedano bene il perchè. Così
de' padri di poco ingegno o in qualunque modo sfortunati, verso i figli di molto
ingegno, o in qualunque modo avvantaggiati su di loro. Così (e questa è cosa
generalissima) de' vecchi verso i giovani (siano anche loro figliuoli, {(anzi massimamente in simili casi)} e femmine o maschi
ec. ec.); ogni volta che i vecchi non hanno deposto i desiderii giovanili, ed
ogni volta che i giovani, ancorchè innocentissimi ed ottimi, non si conducano da
vecchi. {Così tra fratelli e sorelle ec. ec.} Tanto
naturalmente l'amor proprio inseparabile dai viventi, produce e quasi si
trasforma nell'odio degli altri oggetti, anche di quelli che la natura ci ha
maggiormente raccomandati (al nostro stesso amor proprio) e resi più cari.
(22. Giugno 1821.).