18. Giugno 1820.
[128,1] La qual passione è così propria dell'uomo in società,
e così naturale, che anche ora in tanta morte del mondo, e mancanza di ogni
sorta di eccitamenti, nondimeno i giovani sentono il bisogno di distinguersi, e
non trovando altra strada aperta come una volta, consumano le forze della loro
giovanezza, e studiano tutte le arti, e gettano la salute del corpo, e si
abbreviano la vita, non tanto per l'amor del piacere, quanto per esser notati e
invidiati, e vantarsi di vittorie vergognose, che tuttavia il mondo ora
applaude, non restando a un giovane altra maniera di far valere il suo corpo, e
procacciarsene lode, che questa. Giacchè ora pochissimo anche all'animo, ma
tuttavia all'animo resta qualche via di gloria, ma al corpo ch'è quella parte
che fa il più, e nella quale consiste per natura delle cose, il valore della
massima parte degli uomini, non resta altra strada.
[128,2] La varietà che la natura ha posta nelle cose e
negl'ingegni, è tanta, che fino gli stessi filosofi, quantunque tutti cerchino
la stessa verità, nondimeno a cagione dei diversissimi aspetti nei quali una
stessa proposizione si presenta ai diversi ingegni, sarebbero tutti originali,
se non leggessero gli altri filosofi, e non
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osservassero le cose cogli occhi altrui. Ed è facile a scoprire che una
grandissima parte delle verità dette ai nostri tempi da quegli scrittori che
s'hanno per originali, ancorchè queste verità passino per nuove, non hanno altro
di nuovo che l'aspetto, e sono già state esposte in altro modo. (18.
Giugno 1820.). {{E vedete come tutti gli scrittori
non europei, come gli orientali, Confucio ec. quantunque dicano appresso a poco le stesse cose che
i nostri, a ogni modo paiono originali, perchè non avendo letto i nostri
filosofi europei, non hanno potuto imitarli, o seguirli e conformarcisi non
volendo, come accade a tutti noi.}}