10. Luglio 1821.
[1304,1] A quello che ho detto del linguaggio popolare, pochi
pensieri addietro, soggiungi. Il linguaggio popolare è {ricca
e} gran sorgente di bellissime voci e modi, non veramente alla lingua scritta, ma
propriamente allo scrittore. Vale a dire, bisogna che questo nell'attingerci,
nobiliti quelle voci e modi, le formi, le componga in maniera che non
dissuonino, nè dissomiglino dalle altre che l'arte ha introdotto nello scrivere,
ed ha polite, e insomma non disconvengano alla natura dello scrivere artifizioso
ed elegante. Non già le deve trasferir di peso dalla bocca del popolo alla
scrittura, se già non fossero interamente adattate per se medesime, o se la
scrittura non è di un genere triviale o scherzoso o molto familiare ec. Così che
io
1305 dico che il linguaggio popolare è una gran
fonte di novità ec. allo scrittore, nello stesso modo in cui lo sono le lingue
madri ec. le quali somministrano gran materia, ma tocca allo scrittore il
formarla, il lavorarla, e l'adattarla al bisogno, non già {solamente} trasportarla di netto, o adoperarla come la trova.
(10. Luglio 1821.).