1. Agosto 1821.
[1429,1] L'antico è un principalissimo ingrediente delle
sublimi sensazioni, siano materiali, come una prospettiva, una veduta romantica
ec. ec. o solamente spirituali ed interiori. Perchè ciò? per la tendenza
dell'uomo all'infinito. L'antico non è eterno, e quindi non è infinito, ma il
concepire che fa l'anima uno spazio di molti secoli, produce una sensazione
indefinita, l'idea di un tempo indeterminato, dove l'anima si perde, e sebben sa
che vi sono confini, non li discerne, e non sa quali sieno. Non così nelle cose
moderne, perch'ella non vi si può perdere, e vede chiaramente tutta la stesa del
tempo, e giunge subito all'epoca, al termine ec. Anzi è notabile che l'anima in
una delle
1430
{{dette}} estasi, vedendo p. es. una torre moderna, ma
che non sappia quando fabbricata, e un'altra antica della quale sappia l'epoca
precisa, tuttavia è molto più commossa da questa che da quella. Perchè
l'indefinito di quella è troppo piccolo, e lo spazio, benchè i confini {{non}} si discernano, è tanto angusto, che l'anima arriva
a comprenderlo tutto. Ma nell'altro caso, sebbene i confini si vedano, e quanto
ad essi non vi sia indefinito, v'è però in questo, che lo spazio è così ampio
che l'anima non l'abbraccia, e vi si perde; e sebbene distingue gli estremi, non
distingue però se non se confusamente lo spazio che corre tra loro. Come
allorchè vediamo una vasta campagna, di cui {pur} da
tutte le parti si scuopra l'orizzonte. (1. Agosto. 1821.).