4. Agosto 1821.
[1453,2] Malamente si distingue la memoria dall'intelletto,
quasi avesse una regione a parte nel nostro cervello. La memoria non è altro che
una facoltà che l'intelletto ha di assuefarsi alle concezioni, diversa dalla
facoltà di concepire o d'intendere. ec. Ed è tanto necessaria all'intelletto,
ch'egli senza di essa, non è capace di verun'azione, {+(l'azione
dell'intelletto è diversa dalla {semplice}
concezione ec.)} perchè ogni
1454 azione
dell'intelletto è composta, (cioè di premesse e conseguenza) nè può tirarsi la
conseguenza senza la memoria delle premesse. Bensì questa facoltà, che
quantunque inerentissima all'intelletto, e spesso appena distinguibile dalla
facoltà di concepire e di ragionare, è però diversa, può sommamente
illanguidirsi ec. senza che quella di concepire ec. s'illanguidisca nè si perda
ec. e può essere anche originariamente debole, in un intelletto ben provvisto
delle altre facoltà. Osservate però (contro quello che si suol dire che
l'ingegno è indipendente ec. dalla memoria) che non v'è quasi grande ingegno che
non abbia grande memoria, almeno originariamente. E ciò 1. perchè la facilità di
assuefarsi ec. che forma i grandi ingegni, cagiona naturalmente ed include anche
la facoltà della memoria ec. 2. perchè un ingegno senza memoria, ancorchè sia
grande, non si conosce per tale, non potendo produrre notabili effetti ec.
[1454,1] Del resto la facoltà di assuefazione in che consiste
la memoria è indipendente in molte parti dalla volontà, come altre assuefazioni
1455 materiali e fuor della mente ec. Il che si
vede sì per mille altre cose, sì perchè spessissimo una sensazione {provata presentemente,} ce ne richiama alla memoria
un'altra provata per l'addietro, senza che la volontà contribuisca, o abbia pure
il tempo di contribuire a richiamarla. Così un canto ci richiama p. e. quello
che noi facevamo altra volta udendo quello stesso canto ec. Così l'Alfieri nel principio della sua vita, osserva una sua rimembranza che fa al proposito ec.
(4. Agosto. 1821.).