9. Agos. 1821.
[1473,1] Quel giovane che fu d'animo eroico nella virtù (come
sogliono essere tutti quelli che nascono con grande e forte immaginazione e
sentimento), se per forza dell'esperienza, delle
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sventure, degli esempi, disingannato della virtù, arriva a lasciarla, diviene
eroico nel vizio, e capace di molto maggiori errori, che non sono gli altri ec.
Non già per una continuazione di entusiasmo applicato al male, ma per un eccesso
di freddezza che è sempre compagna della malvagità. Egli diviene un eroe di
freddezza, e tanto più intrepido, duro, ghiacciato, quanto era stato più
fervido. Come quei vapori che si convertono in grandine, i quali non si
stringerebbero nel più duro, denso, e sodo ghiaccio che possa formarsi
nell'aria, se straordinario calore non gli avesse innalzati a straordinaria
sublimità. In tutte le cose gli eccessi si toccano assai più fra loro, che col
loro mezzo, e l'uomo eccessivo in qualunque cosa, è molto più inclinato e
proclive all'eccesso contrario che al mezzo. Ed è molto più facile, conseguente, e naturale per la forza e la qualità di un'indole eccessiva, il saltare dall'uno
all'opposto estremo, che il recarsi e fermarsi nel mezzo ec. ec. (9. Agos.
1821.)