3. Luglio 1820.
[147,1] Tutto quello, {si può dire,}
che i moderni viaggiatori osservano e raccontano di curioso e singolare nei
costumi e {nelle usanze} delle nazioni incivilite, non
è altro che un avanzo di antiche istituzioni, massimamente se quelle
particolarità spettano alle classi colte. Perchè la natura quando è più libera,
come anticamente, e ora in gran parte appresso il popolo, è sempre varia. Ma
certamente nel moderno non troveranno niente di singolare nè di curioso, e tutto
quello che c'è da vedere negli altri paesi possono far conto di averlo veduto
nel proprio senza viaggiare. Eccetto le piccole differenze provenienti dal clima
e dal carattere di ciaschedun popolo, i quali però vanno sempre cedendo
all'impulso moderno di uguagliare ogni cosa, e certamente da per tutto, massime
nelle classi colte, si ha cura di allontanare tutto quello che c'è di singolare
e di proprio nei costumi della nazione, e di non distinguersi dagli altri se non
per una maggior somiglianza col resto degli uomini. E in genere si può dire che
la tendenza dello spirito moderno è di ridurre tutto il mondo una nazione, e
tutte le nazioni una sola persona. Non c'è più vestito proprio di nessun popolo,
e le mode in vece d'esser nazionali, sono europee ec: anche la lingua oramai
divien tutt'una per la gran propagazione del francese, la quale io non riprendo
in quanto all'utile, ma bene in quanto al bello.
[148,1]
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Ora quell'ἔρις che Esiodo dice essere un dono degli Dei per
promuovere il bene e l'accrescimento degli uomini, si può dire che sia tolta di
mezzo fra le nazioni, e quasi anche fra gl'individui. Una volta le nazioni
cercavano di superar le altre, ora cercano di somigliarle, e non sono mai così
superbe come quando credono di esserci riuscite. Così gl'individui. A che scopo,
a che grandezza a che incremento può portare questa bella gara? Anche l'imitare
è una tendenza naturale, ma ella giova, quando ci porta a cercar la somiglianza
coi grandi e cogli ottimi. Ma chi cerca di somigliare a tutti? anzi perciò
appunto sfugge di somigliare ai grandi e agli ottimi, perchè questi si
distinguono dagli altri? Quando saremo tutti uguali, lascio stare che bellezza
che varietà troveremo nel mondo, ma domando io che utile ce ne verrà?
Massimamente alle nazioni (perchè il male è naturalmente più grande nei rapporti
di nazione a nazione, che d'individuo a individuo) che stimolo resterà alle
grandi cose, e che speranza di grandezza, quando il suo scopo non sia altro che
l'uguagliarsi a tutte le altre? Non era questo lo scopo delle nazioni antiche. E
non si creda che l'uguagliarsi nei costumi e nelle usanze, senza però volersi
uguagliare nel potere nella ricchezza nell'industria nel commercio ec. non debba
influire sommamente anche sopra queste altre cose, influendo sullo spirito
generale della nazione. Poco dopo che Roma fu divenuta una
specie di colonia greca in fatto di costumi e letteratura, divenne serva come
greci.
[148,2] Ma questa è una bella curiosità, che mentre le nazioni
per l'esteriore vanno a divenire tutta una persona, e oramai non si distingue
più uomo da uomo, ciascun uomo poi {nell'interiore} è
divenuto una nazione, vale a dire che non hanno più interesse comune con
chicchessia, non formano più corpo, non hanno più patria, e l'egoismo gli
ristringe dentro il solo circolo de' propri interessi, senza amore nè cura
149 degli altri, nè legame nè rapporto nessuno interiore
col resto degli uomini. Al contrario degli antichi, che mentre le nazioni per
l'esteriore erano composte di diversissimi individui, nella sostanza poi, e
nell'importante, o in quel punto in cui giova l'unità della nazione, erano in
fatti tutta una persona, per l'amor patrio, le virtù, le illusioni ec. che
riunivano tutti gl'individui a far causa comune, e ad essere i membri di un sol
corpo. E per questo capo si può dire che ora ci son tante nazioni quanti
individui, bensì tutti uguali anche in questo che non hanno altro amore nè idolo
che se stessi.
[149,1] Ed ecco un'altra bella curiosità della filosofia
moderna. Questa signora ha trattato l'amor patrio d'illusione. Ha voluto che il
mondo fosse tutta una patria, e l'amore fosse universale di tutti gli uomini:
(contro natura, e non ne può derivare nessun buono effetto, nessuna grandezza
ec. L'amor di corpo, e non l'amor degli uomini ha sempre cagionato le grandi
azioni, anzi spessissimo a molti spiriti ristretti, la patria come corpo troppo
grande non ha fatto effetto, e perciò si sono scelti altri corpi, come sette,
ordini, città, provincie {ec.}). L'effetto è stato che
in fatti l'amor di patria non c'è più, ma in vece che tutti gl'individui del
mondo riconoscessero una patria, tutte le patrie si son divise in tante patrie
quanti sono gl'individui, e la riunione universale promossa dalla egregia
filosofia s'è convertita in una separazione individuale. (3. Luglio
1820.).