14-15. Agos. 1821.
[1499,2] Dalla teoria che abbiamo dato dei sinonimi si
deducono alcune osservazioni intorno alla
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diramazione e diversità delle lingue nate da una stessa madre, massime da una
madre già formata, colta, ricca, letterata ec. Nata appoco appoco la sinonimia
nella lingua madre, e quindi diffusa questa in diverse parti, non tutti i
sinonimi passano a ciascuna lingua figlia, ma solamente alcuni a questa, altri a
quella. E questa è pur una delle cagioni della maggior ricchezza e proprietà
delle lingue antiche. Le lingue figlie di una madre già formata, per lo più sono
meno ricche di lei. Il tempo dopo aver soppresso le differenze de' significati
(sia prima della diffusione, e presso la nazione originariamente partecipe di
quella lingua, sia molto più dopo, e presso le nazioni che sempre corrottamente
la ricevono e sempre mancante e povera, per la ignoranza e la difficoltà
d'imparare una lingua nuova, e l'impossibilità di ricevere e praticar tutta
intera una {tal} lingua ricca ec. ec.), il tempo, dico,
sopprime quindi naturalmente una buona parte de' sinonimi, conservandone solo
uno o due per significato, che prevalendo appoco appoco nell'uso, fanno
dimenticar gli altri ec. Così le lingue perdono
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appoco appoco necessariamente di ricchezza e di proprietà, a causa della
sinonimia. Oltre che le lingue figlie, nascendo da corruzione, e dagli stessi
danni che il tempo reca alla sostanza materna, non la possono mai di gran lunga
ereditar tutta intera. {+E così il fondo
delle lingue si va sempre scemando se per altra parte non si accresce, e le
lingue che nascono sono sempre più povere di
quelle che le producono, almeno nei principii.}
[1501,1] Questa è pur, come ho detto, una gran ragione della
differenza delle lingue figlie di una stessa madre. In questa nazione prevale il
tal sinonimo, e gli altri si dimenticano, o non s'introducono mai. In quella il
tal altro. Questa ne riceve o ne conserva un solo nel tale o tal significato,
quella due, quell'altra più ec. Così è accaduto alla lingua latina diramata
nelle spagne, nella francia, in
italia. E troveremo spessissimo che la differenza con
cui si esprimono le dette tre lingue in questo o quel caso, nasce dalla
differenza del sinonimo latino che hanno conservato, o da principio adottato.
Gl'italiani e i francesi per significare il bello usano una parola derivata
dalla latina bellus; gli spagnuoli una derivata dalla
latina formosus. Gli spagnuoli e gl'italiani
1502 dicono moglie dal latino
mulier, i francesi femme
da femina. Similmente differiscono nel numero. Altra
ha conservato o adottato più sinonimi latini, altra meno. Relativamente a questo
la lingua francese tiene la estremità del meno, la spagnuola il mezzo,
l'italiana il più, tanto per la sua circostanza nazionale, quanto pel moltissimo
ch'ella ha seguito ad attingere dalle fonti latine, appena divenuta letterata. E
troveremo spessissimo che, poniamo caso, di 5 o 6 parole latine divenute
sinonime col tempo, l'italiana le avrà conservate, e le userà anche volgarmente
o tutte o quasi tutte, gli spagnuoli, e massime i francesi appena una. Certo è
raro che si possano trovar nella lingua francese due parole latine perfettamente
sinonime o fino ab antico, o almeno nel loro presente uso. Piuttosto avranno
parecchie parole prese d'altronde, che sieno sinonime di altre latine da loro
{pur} conservate.
[1502,1] Queste considerazioni ci menano alla conseguenza del
quanto ragionevole e giusto sia per la nostra lingua il seguire ad arricchirsi
alle fonti latini[latine]. Le lingue madri non
denno mai stimarsi chiuse alle figlie; noi abbiamo
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delle lingue sorelle che possono pure attingere a una stessa fonte con noi, ma
la nostra lingua assai più delle altre due. La nostra lingua, com'è naturale a
quella ch'è parlata dalla stessa nazion latina, e che fu poi modellata
da[da'] suoi formatori sulla di lei madre,
tiene assai più che le altre sorelle, sì dell'indole e delle forme, sì del suono
stesso e della figura esterna delle parole latine, {del
significato, della pronunzia stessa del latino ec.} sì dell'andamento
ec. della madre. Ed oltracciò, come ho detto, e come anche per cento altri lati
si può vedere, ella ha ereditato della sostanza materna, o se n'è poscia
rivendicata assai maggior porzione che le sorelle. Tutte queste cose fanno che
l'indole dell'italiano essendo più latina, che non è lo spagnuolo e il francese,
ella si adatti benissimo alle nuove parole latine, frasi, forme ec. e queste
sieno tanto meno forestiere in casa sua, quanto maggior copia ella già ve ne
alloggia. E che la lingua italiana quanto più ha preso, ed è abituata a prendere dal latino, tanto
più, e sempre proporzionatamente di più ne possa prendere. Giacchè così va la
bisogna rispetto alle
1504 lingue. E già in tutte le
cose la convenienza si misura dall'indole e dal costume, e la novità è tanto più
facile a introdurre ec. quanto è più simile al vecchio ec. Le lingue spagnuola e
francese (e massime questa) appunto perchè meno hanno preso dal latino, e perchè
è stata proprietà loro la parsimonia in questo particolare, {+e perchè non sono tanto conformi allo spirito del latino
(anzi la francese in nessun modo), ec. ec.,} perciò volendo conservare
il loro carattere, non possono neppur oggi attingerne più che tanto. Viceversa
l'italiana, la quale conserverà il suo carattere primitivo, seguendo ad
attingerne come primitivamente ha fatto, e s'è accostumata a fare. (14-15.
Agos. 1821.).