22. Agos. 1821.
[1542,1] Un altr'abito bisogna ancora contrarre e
massimamente nella fanciullezza. Quello cioè di applicare le dette assuefazioni
alla pratica, quello di metterle a frutto, e di farle servire all'esecuzione di
cose proprie. P. e. molti vi sono, che hanno squisito giudizio, moltissima
lettura, cognizione ec. Non manca loro altro che il detto abito per essere
insigni scrittori: ma stante questa mancanza, metteteli a scrivere, essi non
sanno far nulla. Essi non hanno l'abito, e quindi la facoltà dell'applicazione,
e dell'esecuzione propria ec. Perciò un uomo il quale (volendo seguitare
l'esempio di sopra) abbia letto molti romanzi, e sia d'ottimo giudizio ec. ec.
può benissimo non saperne nè scrivere nè concepire, perchè non ha l'abito
1543 dell'applicazione, e del fissare la mente a tirar
profitto coll'opera propria da quelle assuefazioni; non ha l'esercizio dello
scrivere, nè del pensare a questo fine, nè del mirare a ciò nell'assuefarsi ec.
ec. ec. {+non ha l'abito dell'attendere e
del riflettere alle minuzie, ch'è necessario per assuefarsi a porre in opera
le {altre} assuefazioni; non ha l'abito della
fatica ec. E perciò molti ancora, anzi i più, leggono anche moltissimo, non
solo senza contrarne abilità d'eseguire (ch'è insomma abilità d'imitazione),
ma neppur di pensare, e senza guadagnar nulla, nè contrarre quasi
verun'abitudine, cioè attitudine. {v. p. 1558.}}
(22. Agos. 1821.).