22. Agos. 1821.
[1545,1] L'uomo senza la speranza non può assolutamente
vivere, come senza amor proprio. La disperazione medesima contiene la speranza,
non solo perchè resta sempre nel fondo dell'anima una speranza, un'opinione
direttamente o quasi direttamente, ovvero obbliquamente contraria a quella ch'è
l'oggetto della disperazione; ma perchè questa medesima nasce ed è mantenuta
dalla speranza o di soffrir meno col non isperare nè desiderare più nulla; e
forse anche con questo mezzo, di goder qualche cosa; o di esser più libero e
sciolto e padrone di se, e disposto ad agire a suo talento, non avendo più nulla
da perdere, {+più sicuro, anzi totalmente
(se è possibile e v. la p.
1477.) sicuro in mezzo a qualunque futuro caso della vita ec.;}
o di qualche altro vantaggio simile; o finalmente, se la disperazione è estrema
{ed intera cioè
su tutta la vita,} di vendicarsi della fortuna e di se stesso, di
goder della stessa disperazione, della stessa agitazione, vita interiore,
sentimenti gagliardi ch'ella suscita ec. Il piacere della disperazione è ben
conosciuto, e quando si rinunzi alla speranza e al desiderio di tutti gli altri,
non si lascia mai di sperare
1546 e desiderar questo.
Insomma la disperazione medesima non sussisterebbe senza la speranza, e l'uomo
non dispererebbe se non isperasse. Infatti la disperazione più debole e meno
energica è quella dell'uomo vecchio, lungamente disgraziato, sperimentato ec.
che spera veramente meno. La più forte, intera, sensibile, e formidabile, è
quella del giovane ardente {e inesperto,} ch'è pieno di
speranze, e che gode {perciò} sommamente {benchè barbaramente} della stessa disperazione ec.
(22. Agos. 1821.).