22. Agos. 1821.
[1546,2] Siccome non v'è infelicità che non possa crescere
(p. 1477.), così non v'è uomo
tanto perfettamente disperato che sopraggiungendolo
1547 una nuova, impreveduta e grande sciaura non provi {nuovo} dolore. Anzi bene spesso quando anche sia preveduta, quando
anche sia quella medesima per cui {si} disperava.
Dunque la speranza gli restava ancora. E nessuno è mai tanto disperato che, se
bene si dia a credere di non esser più suscettibile di maggior dolore, e di star
sicuro nella sua piena disperazione, non sia realmente soggetto a sentire
l'accrescimento del male. {+Non v'è infermo così ragionevole e capace di conoscer da se di
avere necessariamente a morir del suo male (come sarebbe un
medico ec.), che al ricever l'avviso di dover morire non si
turbi fuor di modo. Dunque sperava ancora di non
morire.
*
Questa osservazione è del Buffon.} E come non v'è tanto
gran male che non possa esser maggiore, così non v'è disperazione umana che non
possa crescere. Dunqu'ella non è mai perfetta per grande ch'ella sia, dunque non
esclude mai pienamente la speranza. (22. Agos. 1821.).
[1547,1] Osservate quell'uomo disperatissimo di tutta quanta
la vita, disingannatissimo d'ogni illusione, e sul punto di uccidersi. Che cosa
credete voi ch'egli pensi? pensa che la sua morte sarà o compianta, o ammirata,
o desterà spavento, o farà conoscere il suo coraggio, a' parenti, agli amici, a'
conoscenti, a' cittadini; che si discorrerà di lui, se non altro per qualche
istante con un sentimento straordinario; che le menti si esalteranno almeno di
un grado sul di lui
1548 conto; che la sua morte farà
detestare i suoi nemici, l'amante infedele ec. o li deluderà ec. ec. Credete voi
ch'egli non tema? egli teme, (sia pur leggerissimamente) che queste speranze non
abbiano effetto. Io son certissimo che nessun uomo è morto in mezzo a qualche
società senza queste speranze e questi timori, più o meno sensibili; e dico
morto, non solo volontariamente, ma in qualche modo. {+E s'egli è mai vissuto nella società ec. morendo anche
nel deserto, e quivi anche di sua mano, spera (sia pur lontanissimamente)
che la sua morte quando che sia verrà conosciuta ec. V. p. 1551.} Tanto è lungi dal vero che la
speranza o il desiderio possano mai abbandonare un essere che non esiste se non
per amarsi, e proccurare il suo bene, e se
non quanto si ama. (22. Agos. 1821.).