5. Sett. 1821.
[1630,1] Gli ammaestramenti che si danno ordinariamente agli
animali che ci servono, e ch'essi apprendono benissimo, con maggiore o minor
prontezza, secondo i generi, gl'individui e
le circostanze (come cavalli, cani ec.) e con sufficientissimo
raziocinio, (come il cane che s'arresta nel bivio, aspettando che il padrone
scelga la sua strada); e quelli che si danno ad altri animali per solo piacere,
come ad orsi, scimie, gatti, cani, topi, e fino alle pulci, come s'è veduto
ultimamente; dimostrano che la suscettibilità ed assuefabilità a cose non naturali, non è propria
esclusivamente dell'uomo, ma solo in maggior grado, generalmente parlando:
perchè vi sarà qualche uomo meno assuefabile, ed ammaestrabile di una scimia.
(5. Sett. 1821.).