20. Sett. 1821.
[1747,1] Quelli che immaginarono una musica di colori, e uno
strumento che dilettasse l'occhio colla loro armonia istantanea e successiva,
coll'armonica loro combinazione, e variazione, ec. non osservarono che la grande
influenza dell'armonia musicale sull'anima, non è propria dell'armonia in modo,
ch'essenzialmente non derivi dal suono o dal canto isolatamente considerato;
anzi considerando la pura natura di essa influenza, essa spetta più, o più
necessariamente al suono e al canto che all'armonia o melodia: giacchè il suono
o il canto produce (benchè per breve tempo) sull'animo qualch'effetto proprio
della musica, ancorchè separato dall'armonia; non così questa, divisa
1748 da quello, o applicata a suoni o voci che per
natura non abbiano alcuna relazione ed influenza musicale sull'udito umano; come
il suono di una tavola, o di più tavole, il quale ancorchè fosse modulato e
distinto perfettamente ne' tuoni, ed applicato alla più bella melodia, non
sarebbe mai musica per nessuno.
[1748,1] Non è dunque propriamente {neppure} il suono o la voce, cioè la sensazione dell'orecchio, che la
natura ha fatto capace d'influire piacevolmente sull'udito umano: ma solo certi
particolari suoni, ed oscillazioni di corpi sonori: siccome non tutto ciò che
afficit le papille del palato, ma solo quelle cose
che le afficiunt in certi tali modi, sono stati dotati
dalla natura della capacità di piacere a quell'organo. Così dico dell'odorato.
La teoria de' suoni e voci, e della musica, ha grandissima relazione con quella
de' sapori e degli odori (e anche de' colori per se stessi), e ne può ricever
gran lume. Ora queste tali teorie appartengono certo al piacevole o
dispiacevole,
1749 ma non mica al bello nè al brutto.
(20. Sett. 1821.).