5-6. Ott. 1821.
[1848,1]
Alla p. 1840.
principio. Eccovi infatti, contro quello che a prima vista parrebbe,
che le nazioni le più distinte nell'immaginazione, i popoli meridionali insomma,
dalle
1849 prime tracce che abbiamo della storia umana
fino a' dì nostri, si trovano aver sempre primeggiato nella filosofia, e massime
nelle grandi scoperte che le appartengono. Grecia, Egitto,
India,
poi Arabi, poi Italiani nel risorgimento. La profonda filosofia di Salomone e del figlio di Sirac, non era ella meridionale? L'Oriente
non ha primeggiato in tutta l'antichità in ordine al pensiero, alla profondità,
alle cognizioni le più metafisiche, alla morale ec.? Confucio non fu meridionale? Donde venne la filosofia
tra' latini? dalla grecia. Chi si distinse
in essa fra tutti gli scrittori latini {+per ciò che spetta alla profondità}? gli spagnuoli Seneca, Lucano, possiamo anche dir Quintiliano, ec. E nella teologia? gli Affricani Tertulliano, S.
Agostino, ec. nella teologia e filosofia insieme? Arnobio Affricano, e Lattanzio (credo) parimente. Fra i greci quante
sottigliezze, quante astrazioni, quante sette, quante dispute, quanti scritti
acutissimi in materie teologiche dal principio della Chiesa fino agli ultimi
secoli della
1850
Grecia. Si
può dir che la teologia Cristiana sia tutta greca. E quell'opera profondissima
del Cristianesimo donde venne? dalla Palestina. Mostratemi
della filosofia antica in qualsivoglia parte settentrionale {+o antartica} dell'Asia, dell'Affrica,
dell'europa. Quanto alle due prime mostratemi ancora, se potete, della
filosofia moderna, ch'io ve ne mostrerò non poca nelle loro parti meridionali.
Quello che dico della filosofia dico pur della teologia (inseparabile dalla
metafisica), a qualunque credenza ella appartenga.
[1850,1]
{+Fra' moderni,} i tedeschi, certo
abilissimi nelle materie astratte, sembrano fare eccezione al mio sistema, e son
tutto il fondamento del sistema contrario; giacchè gl'inglesi per indole
spettano piuttosto al mezzodì, come altrove ho detto pp. 1043-44. Ma questi tedeschi ne' quali
l'immaginazione e il sentimento (parlando in genere) è tanto più falso, e
forzato, e innaturale e debole per se stesso, quanto apparisce più vivo ed
estremo (giacchè questa estremità deriva in essi manifestamente da cagione
1851 contraria che negli orientali, il cui clima è
l'{estremo} opposto del loro); questi tedeschi
{il cui spirito} come dice la Staël, (De l'Allem.
{{tom. 1.}} 1. part. ch. 9. 3.me édit. p. 79.)
est
presque nul à la superficie, a besoin d'approfondir pour comprendre,
ne saisit rien au vol
*
; questi tedeschi sempre
bisognosi di analisi, di discussione, di esattezza; questi tedeschi sì
generalmente e sì profondamente applicati da circa due secoli alle meditazioni
astratte, e queste quasi esclusivamente, hanno certo sviluppato delle verità non
poche, scoperte da altri; hanno recato chiarezza a molte cose oscure; hanno
trovato non piccole e non poche verità secondarie; hanno insomma giovato
sommamente ai progressi della metafisica, e delle scienze esatte materiali o no;
ma qual grande scoperta, specialmente in metafisica, è finora uscita dalle tante
scuole tedesche ec. ec.? Quando ha {mai} un tedesco
gettato sul gran sistema delle cose un'occhiata onnipotente che gli abbia
rivelato un grande e veramente
1852 fecondo segreto
della natura, o un grande ed universale errore? (giacchè la scoperta delle
verità non è ordinariamente altro che la riconoscenza degli errori.) Il colpo
d'occhio de' tedeschi nelle stesse materie astratte non è mai sicuro, benchè sia
liberissimo, (e tale infatti non può essere senza gran forza d'immaginare, di
sentire, e senza una naturale padronanza della natura, che non hanno se non le
grand'anime.) La minuta e squisita analisi, non è un colpo d'occhio: essa non
iscuopre mai un gran punto della natura; il centro di un gran sistema; la
chiave, la molla, il complesso totale di una gran macchina. Quindi è che i
tedeschi son ottimi per mettere in tutto il loro giorno, estendere, ripulire,
perfezionare, applicare ec. le verità già scoperte (ed è questa una gran parte
dell'opera del filosofo); ma poco valgono a ritrovar da loro nuove e grandi
verità. Essi errano anche bene spesso, malgrado il più fino ragionamento, come
chi analizza senza intimamente sentire, nè quindi perfettamente conoscere,
giacchè grandissima
1853 e principalissima parte della
natura non si può conoscere senza sentirla, anzi conoscerla non è che sentirla.
Oltrechè a chi manca il colpo d'occhio non può veder molti nè grandi rapporti, e
chi non vede molti e grandi rapporti, erra per necessità bene spesso, con tutta
la possibile esattezza. L'immaginazione de' tedeschi (parlo in genere) essendo
poco naturale, poco propria {loro,} ed in certo modo
artefatta e fattizia, e quindi falsa benchè vivissima, non ha quella spontanea
corrispondenza ed armonia colla natura che è propria delle immaginazioni
derivanti e fabbricate dalla stessa natura. (Altrettanto dico del sentimento).
Perciò essa li fa travedere e sognare. E quando un tedesco vuole speculare e
parlare in grande, architettare da se stesso un gran sistema, fare una grande
innovazione in filosofia, o in qualche parte speciale di essa, ardisco dire
ch'egli ordinariamente delira. L'esattezza è buona per le parti, ma non per il
tutto. Ella costituisce lo spirito
1854 de' tedeschi;
or ella o non è buona o non basta alle grandi scoperte. Quando delle parti le
più minutamente ma separatamente considerate si vuol comporre un gran tutto, si
trovano mille difficoltà, contraddizioni, ripugnanze, assurdità, dissonanze e
disarmonie; segno certo ed effetto necessario della mancanza del colpo d'occhio
che scuopre in un tratto le cose contenute in un vasto campo, e i loro
scambievoli rapporti. È cosa ordinarissima anche negli oggetti materiali e in
mille accidenti della vita, che quello che si verifica o pare assolutamente vero
e dimostrato nelle piccole parti, non si verifica nel tutto; e bene spesso si
compone un sistema falsissimo di parti verissime, o che tali col più squisito
ragionamento si dimostrano, considerandole segregatamente. Questo effetto deriva
dall'ignoranza de' rapporti, parte principale della filosofia, ma che non si
ponno ben conoscere senza una padronanza sulla natura, una padronanza ch'essa
stessa vi dia, sollevandovi sopra di se, una forza di colpo d'occhio, tutte le
1855 quali cose non possono stare e non derivano,
se non dall'immaginazione e da ciò che si chiama genio in tutta l'estensione del
termine. I tedeschi si strisciano sempre intorno e appiedi alla verità; di rado
l'afferrano con mano robusta: la seguono indefessamente per tutti gli
andirivieni di questo laberinto della natura, mentre l'uomo caldo di entusiasmo,
di sentimento, di fantasia, di genio, e fino di grandi illusioni, situato su di
una eminenza, scorge d'un'occhiata tutto il laberinto, e la verità che sebben
fuggente non se gli può nascondere. Dopo ch'egli ha comunicato i suoi lumi e le
sue notizie a de' filosofi come i tedeschi, questi l'aiutano potentemente a
descrivere e perfezionare il disegno del laberinto, considerandolo ben bene
palmo per palmo. Quante grandissime verità si presentano sotto l'aspetto delle
illusioni, {e} in forza di grandi illusioni; e l'uomo
non le riceve se non in grazia di queste, e come riceverebbe una grande
illusione! Quante grandi illusioni concepite in un momento
1856 o di entusiasmo, o di disperazione o insomma di esaltamento, sono
in effetto le più reali e sublimi verità, o precursore di queste, e rivelano
all'uomo come per un lampo improvviso, i misteri più nascosti, gli abissi più
cupi della natura, i rapporti più lontani o segreti, le cagioni più inaspettate
e remote, le astrazioni le più sublimi; dietro alle quali cose il filosofo
esatto, paziente, geometrico, si affatica indarno tutta la vita a forza di
analisi e di sintesi. Chi non sa quali altissime verità sia capace di scoprire e
manifestare il vero poeta lirico, vale a dire l'uomo infiammato del più pazzo
fuoco, l'uomo la cui anima è in totale disordine, l'uomo posto in uno stato di
vigor febbrile, {+e straordinario
(principalmente, anzi quasi indispensabilmente corporale),} e quasi di
ubbriachezza? Pindaro ne può essere un
esempio: ed anche alcuni lirici tedeschi ed inglesi abbandonati veramente che di
rado avviene, all'impeto di una viva fantasia e sentimento. {{V. p. 1961.
capoverso ult.}}
[1856,1] Ho detto che nessuna veramente strepitosa scoperta
nelle materie astratte, e in
1857 qualsivoglia dottrina
immateriale è uscita dalle scuole ec. tedesche. Quali sono {in queste materie} le grandi scoperte di Leibnizio, forse il più gran metafisico della Germania, e
certo profondissimo speculatore della natura, gran matematico ec.? Monadi,
ottimismo, armonia prestabilita, idee innate; favole e sogni. Quali quelle di
Kant, caposcuola ec. ec.? Credo che
niuno le sappia, nemmeno i suoi discepoli. Speculando profondamente sulla teoria
generale delle arti, i tedeschi ci hanno dato ultimamente il romanzo del
romanticismo, sistema falsissimo in teoria, in pratica, in natura, in ragione,
in metafisica, in dialettica, come si mostra in parecchi di questi pensieri. Ma
Cartesio, Galileo, Newton,
Locke ec. hanno veramente mutato
faccia alla filosofia. (Vero è che ora {+e dopo che la letteratura è divenuta generale nella nazion tedesca, e ha
preso forma ed indole propria,} queste grandi {strepitose} e generali mutazioni vanno gradatamente divenendo più
difficili, per natura de' tempi, de' costumi, e de' progressi dello spirito, per
la soppressione delle scuole, o delle fazioni scolastiche, le quali non esistono
omai che
1858 in Germania, dove tali
mutazioni forse ancora accadono.) Macchiavelli fu il fondatore della politica moderna e profonda. In
somma lo spirito inventivo è così proprio del mezzogiorno, riguardo all'astratto
ec. come riguardo al bello e all'immaginario.
[1858,1] Il sistema detto di Copernico, potrebbe riguardarsi come una grande scoperta e
innovazione, anche in ordine alla metafisica; ma è noto che quel tedesco non
fece altro che colle sue meditazioni lunghe e profonde, coltivare e stabilire
{ec.} una verità già saputa o immaginata da' Pittagora da Aristarco di Samo, dal Card. di Cusa ec. Questo è ciò che
sanno fare i tedeschi.
[1858,2] Da tutto ciò deducete 1. l'impotenza, e la
contraddizione che involve in se, ed introduce nell'uomo, e nell'ordine delle
cose umane, la ragione, la quale per far grandi effetti e decisi progressi ha
bisogno di quelle stesse disposizioni naturali ch'ella distrugge o n'è
distrutta, l'immaginazione e il sentimento. Facoltà generalmente {+e naturalmente} parlando
incompatibili con lei, massime dovendo esser questa e quelle in
1859 grado sommo. Vedete quanto sieno naturali i grandi
progressi della ragione, quanto la natura gli abbia favoriti nel fabbricar
l'uomo, quanto sia facile e naturale il conseguimento della pretesa perfezione
umana. Laddove l'immaginazione e il sentimento non hanno alcun bisogno della
ragione. E siccome, sebben questa e quelle sieno qualità naturali, nondimeno
quelle si ponno considerar come più proprie della natura, più generali, più
perfetti modelli di essa, meglio armonizzanti con lei, più singolarmente proprie
dell'uomo e delle nazioni e de' tempi naturali, de' fanciulli ec. così vedete la
gran superiorità della natura sulla ragione, e su tutto ciò che l'uomo si
proccura, si fabbrica, si perfeziona da se stesso e col tempo.
[1859,1] 2. Una nuova prova del come gli stessi effetti
nascano da cagioni contrarie. Il fervor dell'immaginazione e la freddezza o
mancanza di essa, producono la sottigliezza dello spirito. Sottili i tedeschi,
sottilissimi anzi sofistici i greci, gli arabi, gli orientali. V. p. 1831.
1860 ed applicala a questo luogo, ed osserva come sì in quello che nel
nostro caso, trionfi però sempre ciò che deriva da copia di vita, su ciò che
nasce da scarsezza. (5-6. Ott. 1821.).