10-12 Ott. 1821.
[1887,1] Ho detto pp. 343-45
pp. 1243-44
p. 1768
p. 1807 che la lingua italiana non ha mai rinunziato alle sue
ricchezze antiche. Ecco come ciò si deve intendere. Tutte le nazioni, tutte le
lingue del mondo antiche e moderne, formate ed informi, letterate e illetterate,
civili e barbare, hanno sempre di mano {in mano}
rinunziato, e di mano in mano incessantemente rinunziano alle parole e frasi
antiche, come, e perciò, {ed in proporzione} che
rinunziano ai costumi antichi, opinioni ec. Quelle ricchezze alle quali io dico
che la lingua italiana non ha mai rinunziato, sono le ricchezze sue {più o meno} disusate, che sono infinite e bellissime, e
ponno esserle ancora d'infinito uso; ma non propriamente le voci e locuzioni
antiche, cioè quelle che oggi o non si ponno facilmente e comunemente intendere,
o comunque intese non ponno aver faccia di naturali, e spontanee, e non pescate
nelle Biblioteche de' classici. A queste l'italia come
tutte le altre nazioni nè più nè meno, intende di avere rinunziato; e i soli
pedanti
1888 lo negano, o non riconoscono per buona
questa rinunzia, e le protestano contro, e non vi si conformano, nè
l'ammettono.
[1888,1] Come poi la lingua italiana abbia e possa avere, a
differenza della francese, infinite ricchezze, che se ben disusate, ed antiche
di fatto, non sono antiche di valore, di forma, di conio, lo verrò
spiegando.
[1888,2] Primieramente la lingua italiana non ha mai
sofferto, come la francese, una riforma, venuta da un solo fonte ed autorità,
cioè da un'Accademia, e riconosciuta dalla nazione, la quale la ristringesse
alle sole parole comunemente usitate al tempo della riforma, o che poi fossero
per venire in uso, togliendole affatto la libertà di adoperare quanto di buono
d'intelligibile ed inaffettato si potesse trovare nel capitale della lingua non
più solito ad usarsi, ma usato dagli antichi. Della quale specie moltissimo
avrebbe allora avuto la lingua francese da poter salvare. Non si è mai tolta fra
noi ogni autorità agli antichi, serbandola solamente ai moderni, o
ristringendola
1889 e terminandola in un solo corpo, e
nell'epoca di esso.
[1889,1] Questa riforma era naturalissima nella
Francia a differenza di tutte le altre nazioni. Lo
spirito di società che costituisce tutto il carattere, tutta la vita de'
francesi; come forma l'indole de' loro costumi, così necessariamente quello
della loro lingua in ciascun tempo. Ora essendo effetto naturale di detto
spirito, l'uniformare gli uomini, ed uniformando i costumi, uniformare
inseparabilmente la lingua, è naturale ancora che questa uniformità s'intenda
ristretta agli uomini che di mano in mano sono, e non a quelli che furono. Ond'è
che il francese vuole e dee vivere e parlare come vivono e parlano i suoi
nazionali moderni e presenti, non come i suoi nazionali antichi, nel qual caso,
egli differirebbe dai presenti, peccato mortale per un francese, e qualità
incompatibile collo spirito di società, in quanto egli è tale, in qualsivoglia
nazione. Così che la riforma della lingua francese, dovendo introdurre
l'uniformità, non
1890 poteva non iscartare tutto
l'antico, {+(siccome difforme dal
moderno)} tutto ciò che non fosse in presente e corrente uso, ancorchè
buonissimo e bellissimo, tutta l'autorità di qualunque scrittore che non fosse
moderno; giacchè non poteva uniformare quanto alla lingua se non i presenti coi
presenti, e non i presenti cogli antichi, ch'era impossibile sì per se stesso,
sì perchè una lingua non ritorna antica, se ogni sorta di costumi {e di opinioni ec.} non ritorna antico, e precisamente
tal qual era.
[1890,1] Da questo spirito di società de' francesi, seguita
che la loro lingua (per dirlo qui di passaggio) benchè paia la meno soggetta a
variare o corrompersi, stante le infinite circoscrizioni che la legano, e
determinano, è per lo contrario la più soggetta che mai, non solo quanto alle
parole e modi, ma pur quanto all'indole. Al detto spirito non può bastare di
uniformare i moderni a' moderni; la sua perfezione necessariamente tende ad
uniformare senza posa i presenti co' presenti. E siccome i costumi e le opinioni
non istanno mai ferme,
1891 nè pertanto la lingua, così
ogni novità che s'introduca sì in questa che in quelli, divenendo subito
universale tra' francesi, e passando in regola, la lingua de' francesi e scritta
e parlata deve cambiar sensibilmente e di capitale e d'indole, non dico ad ogni
secolo, ma ad ogni dieci o 20 anni. Se poi v'aggiungerete la somma coartazione,
unità, ed intera definizione della lingua francese, la quale per necessità
ripugna ad ogni novità, massime appartenente allo spirito della lingua, vedrete
che da questa ripugnanza di qualità, ne deve seguire una pronta e notabilissima
e inevitabile corruzione universale, anzi tante corruzioni quanti sono i piccoli
spazi di tempo, in cui la loro lingua piglia co' nuovi costumi, nuove forme.
Massimamente che la rapidità con cui si alterano i costumi e l'opinioni in
Francia è molto maggiore che tutt'altrove, perchè la
marcia dello spirito umano, nazionalmente parlando, è più rapida in quella
nazione dove la società è più stretta viva ed estesa. Ond'è che la lingua
francese deve
1892 ben presto cambiar faccia in modo da
non riconoscersi più per quella della riforma, e così successivamente la lingua
di uno o due secoli dopo non riconoscersi per quella di uno o due secoli prima.
Nè tarderà molto che i classici del secolo di Luigi 14. saranno meno intesi dall'universale de' francesi, di quello
che Dante dagli odierni italiani. {+La lingua francese insomma, appunto
perchè lo spirito e l'andamento della nazione è sempre quello stesso che
suggerì la riforma, ha bisogno ad ogni tratto di un'altra tale riforma, che
renda classica ed autorizzi una nuova lingua, dismettendo la passata
rispettiva. E sempre ne avrà bisogno più spesso, perchè la marcia è sempre
più rapida.} Il fatto lo dimostra confrontando e le parole e lo
spirito dell'odierna lingua francese con quella del tempo di Luigi 14. sì poco distante.
[1892,1] Tornando al proposito, la nostra lingua non ha mai
sofferto simili riforme, siccome nessun'altra che la francese, stante la
diversità delle circostanze nazionali. Che se volessimo pur considerare come
riforma le operazioni dell'Accademia della Crusca, questa riforma sarebbe stata
al rovescio della francese, perchè avrebbe ristretto la nostra lingua
all'antico, ed all'autorità degli antichi, escludendo il moderno, e l'autorità
de' moderni; cosa che siccome ripugna alla natura di lingua viva, così non
merita alcun discorso.
[1893,1]
1893 Bensì scemato coll'andar del tempo e colla
mutazion degli studi e dello spirito in italia, lo studio
della lingua, e de' classici, infinite parole {e modi}
sono andate, e vanno tutto giorno in disuso, le quali però tuttavia son fresche
e vegete, ancorchè di fatto antichissime: e siccome si possono usare senza
scrupolo, così di tratto in tratto, qua e là, questa o quella si vien pure
adoperando da qualcuno in modo che tutti le intendono, e nessuno nega o può
negare di riconoscerle e sentirle per italiane. E finattanto che la lingua
nostra conserverà il suo spirito ed indole propria, (la quale in verità non
conserva oggi se non presso pochissimi, ma ch'ella non può pertanto
legittimamente perdere, cioè senza corrompersi, come qualunque altra lingua) il
capitale di tali ricchezze le durerà sempre.
[1893,2] Imperocchè la lingua italiana essendo stata
applicata alla letteratura, cioè formata, innanzi a tutte le colte moderne; la
sua formazione, e quindi la sua indole viene ad essere
1894 propriamente parlando di natura antica. Quindi ella, a differenza
della francese, non può rinunziare alle sue ricchezze antiche, senza rinunziare
alla sua indole, e a se stessa. Potrà ben rinunziare a questa o quella voce o
modo, potrà anche coll'andar del tempo antiquarsi la maggior parte delle sue
voci e modi primitivi, ma sempre la forma delle sue voci e modi {o nuovi o vecchi} dovrà corrispondere a questi, per
corrispondere alla sua indole, altrimenti non potrà fare ch'ella non si componga
di elementi e ragioni e spiriti discordanti, e non si corrompa: giacchè in
questo finalmente consiste la corruzione di tutte le lingue, e di questo genere
è la presente corruzione della lingua italiana.
[1894,1] Il simile proporzionatamente dico della lingua
spagnuola, il cui secolo d'oro e la cui letteratura è la seconda in
Europa, in riga di tempo.
[1894,2] La lingua inglese in gran parte può porsi a paro
della francese. La letteratura e formazione
1895 della
lingua tedesca è l'ultima di tempo in Europa (giacchè non
credo che si possano ancora considerare come formate, e fornite di letteratura
propria, la Russa, la Svedese ec.). Contuttociò ella non ha punto rinunziato
alle sue ricchezze antiche, diversissima essendo la circostanza della
Germania da quella della
francia. Dubito però che l'antico possa star così
bene nella lingua tedesca, formata e ridotta a letteratura ierlaltro, come
nell'italiana formata 6. secoli fa. Ed ella potrà benissimo perdere, e perderà
le sue ricchezze antiche, (che già non ponno esser molte, nè di grand'uso,
essendo anteriori alla formazione della lingua) senza corrompersi, nè sformarsi,
nè perdere la sua indole; al contrario dell'italiana.
[1895,1] Da queste osservazioni seguirebbe che la corruzione
della lingua italiana, e proporzionatamente della spagnuola, fosse oggi tanto
più facile e quasi inevitabile, quanto la sua perfezione è più antica, e
d'indole diversa da quella de' tempi moderni. Ora io
1896 convengo che sia facilissima perch'è facilissimo il non attenderci, il non
istudiar la lingua, e il non possederla, come si fa; e che sia più difficile
oggidì lo scriver bene la nostra lingua che qualunque altra. Dico però ch'ella
nella natura della sua stessa perfezione antica, contiene i principii essenziali
di conservazione; che la sua vera indole porta con se gli elementi della sua
durata; ed in modo che laddove le altre lingue si corromperanno prestissimo, la
nostra (quando vi si ponga l'osservazione che bisogna) potrà sempre conservarsi
qual era, o piuttosto ritornar tale.
[1896,1] Il moderno diviene antico, e tuttociò che oggi è
antico, fu moderno. Così che l'esser moderna la formazione del francese o del
tedesco, non proverà altro se non che la loro corruzione sia più lontana, non
già ch'elle non sieno soggette a corruzione. {+Di più, il moderno diviene antico tanto più presto,
quanto più il mondo si avanza, perchè la sua marcia si accelera in
proporzione del suo avanzamento.}
[1896,2] Quello che bisogna osservare si è gli elementi e la
natura di ciò che forma
1897 la perfezione e l'indole
di una lingua. Ora la lingua francese formata ne' tempi che per noi sono
moderni, contiene in se stessa i principii di corruzione ed alterazione che ho
notati di sopra; perocch'ella, secondo la natura di tali tempi, è sottoposta
nella sua forma alla servitù della ragione. Laddove la lingua italiana formata
in tempi che per noi sono antichi, e secondo l'indole di detti tempi, dotata
essenzialmente della libertà della natura, capace d'indeterminata moltiplicità
di forme, di stili, e quasi di lingue, non può mai corrompersi, purchè s'abbia
l'occhio a conservarle appunto queste qualità, senza le quali non può stare la
sua vera indole primitiva; onde sebbene d'indole antica, ella, anzi perciò
appunto ch'è d'indole antica, è e sarà sempre capace di tutto ciò che è o sarà
per esser moderno; temperando sempre i suoi diversissimi stili secondo la natura
degli argomenti.
1898 Ond'ella è e potrà sempre essere
adattata così all'antico come al moderno, cioè al bello come al vero, e alla
natura come alla ragione, perocchè questa è compresa nella natura, ma non già
viceversa. E potrà anche unire insieme le due qualità del bello e del vero, in
un medesimo stile. Come appunto la lingua greca, vera figlia della natura e del
bello, fu tanto atta alla filosofia, quanto forse nessuna delle moderne, le
quali a lei tuttora ricorrono ne' loro bisogni filosofici ec.; la lingua greca
si conservò per tanti secoli e tante vicissitudini di cose incorrotta; la lingua
greca si può con certezza presumere che se oggi vivesse, oggi conservando il suo
stesso primitivo carattere, sarebbe capacissima e forse più d'ogni altra anche
moderna, di tutte le cose moderne, siccome ne può far fede il vedere quante di
queste non si sappiano denominare se non ricorrendo a essa lingua; la lingua
greca si adatterebbe
1899 all'analisi, a ogni
sottigliezza della nostra moderna ragione, senza però perder nulla della sua
bellezza, della sua antica indole, e della sua adattabilità alla antica natura,
perocchè la natura può considerarsi come antica.
[1899,1] Ben è verissimo che quanto la lingua italiana è
incorruttibile nella teoria, tanto nelle presenti circostanze è più d'ogni altra
corruttibile nella pratica. I riformatori del moderno stile corrotto, in luogo
di conservarle la libertà essenziale alla sua indole, gliela tolgono, ed oltre
ch'essi stessi con ciò solo la corrompono, assicurano poi la sua corruzione
riguardo agli altri, mentre la libertà è il principale e indispensabile
preservativo di questo male. Gli altri non istudiano la lingua, non la
conoscono, si prevalgono della sola sua libertà, senza considerare come vada
applicata ed usata, non sanno le forze della lingua, ed in vece di queste,
adoprano delle forze straniere ec. L'indole antica della
1900 lingua italiana pare a prima vista incompatibile con quella delle
cose moderne. Senza cercare dunque nè scoprire come queste indoli si possano
accordare (il che non può conoscere chi non conosce la lingua), si sacrifica
quella a questa, o questa a quella, o si uniscono mostruosamente con danno di
tutt'e due. Laddove la lingua italiana deve e può conservare la sua indole
antica adattandosi alle cose moderne, esser bella trattando il vero; parere
anche antica qual è, senza però mancare a nessuno de' moderni usi, e adattarvisi
senza alcuno sforzo.
[1900,1] Insomma la lingua italiana è facilmente
corruttibile, perchè può far moltissimo; laddove p. e. la lingua francese,
pochissimo. Ora il poco s'impara più facilmente del molto. (10-12. Ott.
1821.).