13. Ott. 1821.
[1911,2]
Alla p. 1880.
I re da principio erano anche più che altro i condottieri degli eserciti. La
persona del Generale si è divisa da quella del principe, e i re hanno lasciato
1912 di esser guerrieri, e non si sono vergognati
di non saper comandare alle proprie armate, nè diriggere e adoperar la forza del
proprio regno, non tutto ad un tratto, ma appoco appoco, e in proporzione che il
mondo e le cose umane hanno perduto il loro vigore, ed energia naturale, e che
l'apparenza ha preso il luogo della sostanza: nello stesso modo, e per la
ragione appunto, per cui seguitando e crescendo il detto andamento delle cose, i
principi non si sono neppur vergognati di non sapere o non voler governare, e di
farsi servire anche in questo, dai sudditi che per questo solo
lo[li] mantengono a loro spese. Onde i re
non hanno conservato altro uffizio che di prestare il nome al governo o alla
tirannide, rappresentate il principato, com'essi stessi sono rappresentati
talvolta e venerati ne' loro ritratti, e servire alla Cronologia, come i consoli
eponimi de' tempi imperiali, a' fasti di Roma. {+I principi non sono più quasi altro che
ritratti della monarchia, dell'autorità. Essi sono i rappresentanti de' loro
ministri, e non viceversa.} Così oggi il mondo non sa più a chi s'en prendre del bene o del male che riceve dal suo
governo, e ubbidisce nel temporale
1913 all'astratto
dell'autorità, vale a dire a un essere, una forza invisibile, come nello
spirituale ubbidisce a Dio, e come il Tibet ubbidisce al
reale ma invisibile Gran
Lama. Beata spiritualizzazione del genere umano! (13. Ott.
1821.).