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17. Ott. 1821.

[1932,2]  La lode di se stesso la quale ho detto pp. 1740-41 non esser altro che naturalissima all'uomo, e in tanto solo condannata nella società, e divenuta oggetto di una certa ripugnanza all'individuo (che par naturale e non è) in quanto l'uomo odia l'altro uomo; è sempre tanto più o meno in uso ec. quanto la società è più o meno stretta, e la civiltà più  1933 o meno avanzata. Presso gli antichi ella non fu mai così deforme, nè soggetta al ridicolo come oggi. Esempio di Cicerone. Oggi la modestia è tanto più minuziosa e scrupolosa nelle sue leggi quanto la nazione è più civile e socievole. Quindi in Francia queste leggi sono nell'apice del rigore, e in francia riescono intollerabili gli antichi quando si lodano da se come Cic. e Orazio (v. l'apologia che fa Thomas di Cic. in tal proposito; nell'Essai sur les Éloges), ed è proibito sotto pena del più gran ridicolo, a chi scrive e a chi parla il mostrare di far conto di se o delle cose sue, il parlar di se senza grand'arte, il non affettar disprezzo di se e delle proprie cose. ec. Questi effetti nelle altre nazioni sono proporzionati al più o meno di francese che si trova ne' loro costumi, o in quelli de' loro individui. (La Francia non ha differenza d'individui, essendo tutta un individuo). I tedeschi  1934 che certo non sono incivili, pur si vede ne' loro scrittori, che parlano volentieri di se, e danno a se stessi, alle loro azioni, famiglie, casi, scritti ec. un certo peso, e in un certo modo che riuscirebbe ridicolo in Francia ec. (17. Ott. 1821.). {{Similmente possiamo discorrere degl'italiani.}}