17. Ott. 1821.
[1936,1] Tutto può degenerare e degenera, fuorchè le parole e
le lingue astrattamente considerate. Quella parola mutata di significazione e di
forma in modo che appena o non più si ravvisi la sua origine e la sua qualità
primitiva, non è men buona (in tutta l'estensione del termine) di quella ch'era
nel suo primissimo nascere. Così una lingua. Non v'è dunque propriamente nè
degenerazione nè corruzione per le parole o per le lingue. E ciò che s'intende
per corruzione di esse non è altro che allontanamento dal loro stato e forma
primitiva, o da quello che presero quando furono
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stabilite e formate. Altrimenti le lingue {e le voci}
non si corromperebbero mai. Purità di lingua non può dunque essere, e non è
altro che uniformità colla sua indole primitiva. (17. Ott. 1821.).
{{v. p. 1984.}}