19. Ott. 1821.
[1952,1] Il toccar con mano che nessuno stato sociale fu nè
sarà nè può esser perfetto, cioè perfettamente equilibrato ed armonico nelle sue
forze costitutive, e nella sua ordinazione al ben essere dei popoli e
degl'individui (tutti i savi lo confessano); e che quando anche potesse esser
tale da principio, (come una monarchia, una repubblica) la stessa assoluta
essenza della società porta in se i germi della corruzione, e distrugge
immancabilmente e prestissimo questa perfezione, quest'armonia ec. ne' suoi
principii costitutivi; non è ella una prova bastante che l'uomo non è fatto per
la società, o almeno per una società stretta, e d'
1953
uomini inciviliti, e {che} questa è incompatibile con
la natura umana, e contraddittoria ne' suoi principii? Una tal società da un
lato abbisogna, dall'altro produce immancabilmente la civiltà; e la civiltà
distrugge la perfezione e l'armonia di qualunque siffatta società. Essa non può
trovarsi in natura, e frattanto, come altrove ho mostrato p. 1173
p.
1596, ella non può essere perfetta {e perfettamente
ordinata al suo fine,} che in natura e fra uomini naturali. (19.
Ott. 1821.).