24. Agosto 1820.
[223,3] Lord
Byron nelle annotazioni al Corsaro (forse anche ad altre sue opere) cita esempi
storici, di quegli effetti delle
224 passioni, e di quei
caratteri ch'egli descrive. Male. Il lettore deve sentire e non imparare la
conformità che ha la tua descrizione ec. colla verità e colla natura, {e che quei tali caratteri e passioni in quelle tali
circostanze producono quel tale effetto;} altrimenti il diletto
poetico è svanito, e la imitazione cadendo sopra cose ignote, non produce
maraviglia, ancorchè esattissima. Lo vediamo anche nelle commedie e tragedie,
dove certi caratteri straordinari affatto, benchè veri, non fanno nessun colpo.
V. il discorso sui romantici, intorno agli altri oggetti d'imitazione. E come
non produce maraviglia, così neanche affetti e sentimenti, e corrispondenza del
cuore a ciò che si legge o si vede rappresentare. E la poesia si trasforma in un
trattato, e l'azione sua dall'immaginazione e dal cuore passa all'intelletto.
Effettivamente la poesia di Lord Byron
sebbene caldissima, tuttavia per la detta ragione, la quale fa che quel calore
non sia communicabile, è nella massima parte un trattato oscurissimo di
psicologia, ed anche non molto utile, perchè i caratteri e passioni ch'egli
descrive sono così strani che non combaciano in verun modo col cuore {di chi legge,} ma ci cascano sopra disadattamente, come
per angoli e spicoli, e l'impressione che ci fanno è molto più esterna che
interna. E noi non c'interessiamo vivamente se non per li nostri simili, e come
gli enti allegorici, o le piante o le bestie ec. così gli uomini
225 di carattere affatto straordinario non sono
personaggi adattati alla poesia. Già diceva
Aristotele che il
protagonista della tragedia non doveva essere nè affatto scellerato nè affatto
virtuoso. Schernite pure Aristotele
quanto volete, anche per questo insegnamento (come credo che abbian fatto); alla
fine la vostra psicologia, s'è vera, vi deve ricondurre allo stesso luogo, e a
ritrovare il già trovato. (24. Agosto 1820.). {{V. p. 238.
pensiero 1.}}