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29. Dic. 1821.

[2299,2]  Lamia era una voce (dal greco, o comune al greco) e significava un'  2300 idea del tutto popolare nella grecia e nel Lazio, anzi popolare per sua natura, in qualunque popolo, e propriamente una di quelle voci e idee che non essendo adoperate mai dagli scrittori se non per ischerzo, o per filosofica riprensione, sono nondimeno tutto giorno in uso nella comune favella, e in questa sordamente si conservano e si perpetuano, come fanno i pregiudizi e le sciocchissime opinioni, e i più puerili errori della più minuta plebaglia, {e} delle ultime femminucce; pregiudizi ec. de' quali in particolare non s'ha notizia fuori di quella tal nazione perchè difficilmente vengono in taglio d'esser mentovati nella scrittura, o nella società, per poco civile che sia. E massimamente se ne perde la notizia, s'essi sono antichi (come appunto delle voci oscene delle quali avranno abbondato le lingue antiche, ne abbondano le moderne, nè però si conoscono da' forestieri.).  2301 Frattanto essi si conservano tradizionalmente di padre in figlio, e si perpetuano più che qualunque altra cosa volgare, e con essi le parole che loro appartengono specificatamente. Di tal natura è l'antichissima e volgarissima voce Lamia, λαμία, e l'idea ch'essa significa. V. il Forcell., i Diz. Greci, il Glossar. e il mio Saggio sugli errori popolari degli antichi.
[2301,1]  Or questa voce passò in realtà nel volgare italiano, e vi passò non per mezzo degli scrittori, ma per mezzo del volgare latino il che si dimostra in due modi.
[2301,2]  1. Quei pochissimi scrittori latini che usarono questa voce, non poterono esser noti più che tanto a quegl'ignorantissimi che nel 300 adoperarono scrivendo in italiano la voce Lammia. Si vede chiaro ch'ella era in quel secolo volgare in italia, poichè si trova in iscrittori di questa natura: laddove oggi ella non si trova che negli scritti dei dotti, perchè il volgo  2302 ha finalmente cessato di adoperarla e di conoscerla, avendo non perduto, nè cambiato affatto quella stolta idea che quella parola significava, ma pur tanto cambiatala, ch'ella si esprime ora con altre parole.
[2302,1]  2. Gli scrittori latini adoperarono Lamia in senso di strega, o fata ec. e negli scrittori del trecento ella si trova, credo sempre, in senso di ninfa, tanto che i volgarizzatori di quel tempo, dove i testi latini dicono nympha, traducono regolarmente Lammia. Questa voce non la poterono dunque avere dagli scrittori latini, che l'adoprano in altro senso, ma dal volgare, il quale, come il volgo fu divenuto cristiano, e considerò le ninfe, e le altre deità del paganesimo come demonj, e mali spiriti, cominciò e costumossi a chiamar Lammie le ninfe de' Gentili. {+(Del che molti analoghi esempi cristiani si potrebbero addurre.).} Ovvero intendendo per Lammie le fate delle quali a que' tempi si discorreva, {+e la cui idea somiglia a quella delle streghe ec.} e le fate essendo una specie di ninfe, e viceversa, prevalse questo costume di confonder le  2303 ninfe colle Lammie, tutte cose che dimostrano un uso volgare, e una perpetua conservazione della voce Lamia {+e dell'idea che significava, o di un'idea analoga alla medesima,} nel volgare latino fino ai primordi dell'italiano; altrimenti come sarebbero andati quegl'ignorantissimi trecentisti a pescare questa voce e quest'idea ne' pochissimi (e allora in gran parte ignoti, e tutti malnoti) scrittori latini che l'adoperarono, per poi scambiarla nel volgare italiano con quello che gli scrittori latini chiamavano ninfa? Massimamente se considerate ciò che ho detto di sopra, che questa antica voce Lamia, e questa idea, o altra a lei analoga (com'è naturale che il tempo cambi pur qualche cosa nelle opinioni del volgo, come nella favella, specialmente essendo mutata la Religione), dovea per sua natura conservarsi sordamente e tradizionalmente, ma lunghissimamente nella bocca e nella testa dell'infima plebe (la quale ora finalmente l'ha perduta; e questa voce non è che dei dotti nel senso di strega, de' pedanti  2304 nel senso di ninfa.) E chi sa che gli stessi antichi latini (e greci) volgarmente non dicessero Lamia per ninfa? Considerando cioè la ninfa come un ente misterioso, e di misterioso potere, qual è appunto la Lamia. Facilissime e naturalissime sono queste confusioni d'idee e di parole, in quelle tra esse che appartengono alla classe abbandonata ai pregiudizi dell'infimo volgo. V. il Forcell.in che senso si prendesse la voce nympha . V. pure il Monti, Proposta, voce Lammia. Io per me credo probabilissima e naturalissima quest'ultima opinione, la quale parimente dimostrerebbe come Lammia derivasse nell'antico italiano (e questo, volgare) dal solo volgare latino. (29. Dic. 1821.). {+A questo proposito osserva ancora intorno alla nostra voce Fata, ed all'idea ch'essa significa, il Forcell. in Fata ae, e una mia nota al Frontone de Nep. amisso. Troverai che la voce e l'idea prende origine dall'antico latino, e dev'esser passata a noi per mezzo del volgare, essendo essa voce pochissimo o niente usata dagli scrittori latini ec. V. pure il Forcell. Fatum in fine, e sotto il principio, dove cita Apuleio.} {{V. p. 2392.}}