10. Maggio 1822.
[2436,1] Il mondo, o la società umana nello stato di egoismo
(cioè di quella modificazione dell'amor proprio così chiamata) in cui si trova
presentemente, si può rassomigliare al sistema
2437
dell'aria, le cui colonne (come le chiamano i fisici) si premono l'une l'altre,
ciascuna a tutto potere, e per tutti i versi. Ma essendo le forze uguali, e
uguale l'uso delle medesime in ciascuna colonna, ne risulta l'equilibrio, e il
sistema si mantiene mediante una legge che par distruttiva, cioè una legge di
nemicizia scambievole continuamente esercitata da ciascuna colonna contro tutte,
e da tutte contro ciascuna.
[2437,1] Nè più nè meno accade nel sistema della società
presente, dove non ciascuna società o corpo o nazione (come presso gli antichi),
ma ciascun uomo individuo continuamente preme a più potere i suoi vicini, e per
mezzo di esso i lontani da tutti i lati, e n'è ripremuto da' vicini e da'
lontani a poter loro nella stessa forma.
[2437,2] Dal che risulta un equilibrio prodotto da una
qualità distruttiva, cioè dall'odio e invidia e nemicizia scambievole di ciascun
uomo contro tutti e contro ciascuno, e dal perenne esercizio di queste passioni
(cioè
2438 in somma dell'amor proprio puro) in danno
degli altri.
[2438,1] Con ciò resta spiegata una specie di fenomeno. Lo
stato d'egoismo puro, e quindi di puro odio verso altrui (che ne segue
essenzialmente) è lo stato naturale dell'uomo. Ma ciò non è maraviglia,
spiegandosi esso, e dovendosi necessariamente spiegare, col negar la pretesa
destinazione naturale dell'uomo allo stato sociale stretto (cioè diverso da quello ch'hanno fra loro quasi
tutte le bestie, massime le più svegliate); al quale stato ripugnano per natura
loro le dette qualità naturalissime e assolutamente proprie dell'uomo (come si
può vedere anche nel fanciullo ec.). La maraviglia è ch'essendo tornato l'uomo
allo stato naturale per questa parte (mediante l'annichilamento delle antiche
opinioni e illusioni, frutto delle prime società e relazioni contratte
scambievolmente dagli uomini), la società non venga a distruggersi
assolutamente, e possa durare con questi principii distruttivi
2439 per natura loro. Il qual fenomeno resta spiegato
colla sopraddetta comparazione. E questo equilibrio (certo non naturale, ma
artifiziale), cioè questa parità e questa universalità d'attacco e di
resistenza, mantiene la società umana, quasi a dispetto di se medesima, e contro
l'intenzione e l'azione di ciascuno degl'individui che la compongono, i quali
tutti o esplicitamente o implicitamente mirano sempre a distruggerla.
[2439,1] Dalla detta comparazione caveremo altresì un
corollario morale. Se qualche colonna d'aria viene a rarefarsi, o a premer meno
dell'altre, e far meno resistenza per qualunque accidente, ciascuna delle
colonne vicine, e ciascuna delle lontane addossandosi alle vicine, senza un
istante d'intervallo, corrono ad occupare il luogo suo, e non appena ella ha
lasciato di resistere sufficientemente, che il suo luogo è conquistato. Così la
campana pneumatica anderebbe in minutissimi pezzi, mancando la sufficiente
resistenza dell'aria quivi rinchiusa, se non si provvedesse a questo colla
configurazione
2440 della campana. Lo stessissimo
accade fra gli uomini, ogni volta che la resistenza e reazione di qualcuno manca
o scema, sia per impotenza, sia per inavvertenza, sia per volontà o
inesperienza. E però son da ammonire i principianti della vita, che se intendono
di vivere, e di non vedersi preso il luogo immediatamente, e non esser messi a
brani {o schiacciati,} s'armino di tanta dose d'egoismo
quanta possano maggiore, acciocchè la reazion loro sia, per quanto essi
potranno, o maggiore o per lo meno uguale all'azione degli altri contro di loro.
La quale, vogliano o non vogliano, credano o non credano, avranno
infallibilmente a sostenere, e da tutti, amici o nemici che sieno di nome, e
tanta quanta maggiore sarà in poter di ciascuno. Chè se il cedere per forza,
cioè per causa della propria impotenza (in qual genere ch'ella si sia), è
miserabile; il cedere volontariamente, cioè per mancanza di sufficiente egoismo
in questo sistema di pressione generale, è ridicolo e da sciocco, e da inesperto
o irriflessivo. E
2441 si può dire con verità che il
sacrifizio di se stesso (in qual si voglia genere o parte) il quale in tutti gli
altri tempi fu magnanimità, anzi la somma opera della magnanimità, in questi è
viltà, {+e mancanza di coraggio o
d'attività, cioè pigrizia, e dappocaggine; ovvero imbecillità di
mente;} non solamente secondo l'opinione degli uomini, ma realmente e
secondo il retto giudizio, stante l'ordine e la natura effettiva e propria della
società presente. (10. Maggio 1822.). {{V. p. 2653.}}