26. Luglio, dì di S. Anna. 1822.
[2583,1] Adesso chi nasce grande, nasce infelice. Non così
anticamente, quando il mondo abbondava e di pascolo (cioè di spettacolo e
trattenimento), e di esercizio, e di fini, e di premi all'anime grandi. Anzi a
quei tempi era fortuna il nascer grande come oggi il nascer nobile e ricco.
Perocchè siccome nella monarchia quelli che nascono di grande e ricca famiglia,
ricevono le dignità, gli onori, le cariche dalla mano dell'ostetrice (per
servirmi di un'espressione di Frontone), {ad Ver.[Verum] l. 2. ep. 4. p.
121.} così nè più nè meno accadeva anticamente ai grandi e
magnanimi {e valorosi} ingegni. I quali nelle
circostanze, nell'attività e nell'immensa vita di quei tempi, non potevano
mancare di svilupparsi, coltivarsi e formarsi; e sviluppati, formati e coltivati
non potevano mancar di prevalere e primeggiare; come oggidì possono esser certi
di tutto il contrario.
2584 Lascio che quanto gli animi
erano più grandi, tanto meglio erano disposti a godere della vita, la quale in
quei tempi non mancava, e di tanto maggior vita erano capaci, e quindi
di tanto maggior godimento; e perciò ancora era da riputarsi a vera fortuna e
privilegio della natura il nascer grand'uomo, e s'aveva a considerare come un
effettivo e realizzabilissimo mezzo di felicità: all'opposto di quello che oggi
interviene. (26. Luglio, dì di S. Anna. 1822.).