30. Luglio 1822.
[2589,1] La letteratura greca fu per lungo tempo (anzi
lunghissimo) l'unica del mondo (allora ben noto): e la latina (quand'ella sorse)
naturalissimamente non fu degnata dai greci, essendo ella derivata in tutto
dalla greca; e molto meno fu da essi imitata. Come appunto in[i] francesi poco degnano di conoscere e neppur pensano
d'imitare la letteratura russa o svedese, o l'inglese del tempo d'Anna, tutte nate
dalla loro. Così anche, la lingua greca fu l'unica formata e colta nel mondo
allora ben conosciuto (giacchè p. e. l'india non era ben
conosciuta). Queste ragioni fecero naturalmente che la letteratura e lingua
greca si conservassero tanto tempo incorrotte, che d'altrettanta durata non si
conosce altro esempio. Quanto alla lingua n'ho già detto altrove [p.
996,1]
[pp.
1093-94]
[pp.
2408-10]. Quanto alla letteratura, lasciando stare Omero, è prodigiosa la durata della letteratura greca
non solo incorrotta, ma nello stato di
creatrice. Da Pindaro, Erodoto, Anacreonte, Saffo, Mimnermo, gli altri
lirici ec. ella dura senza interruzione fino a Demostene; se non che, dal tempo di Tucidide a Demostene, ella si restringe alla sola Atene per
2590 circostanze ch'ora non accade esporre. V. Velleio lib. 1. fine. Nati, anzi propagati e adulti i
sofisti e cominciata la letteratura greca {(non la
lingua)} a degenerare, (massime per la perdita della libertà, da Alessandro, cioè da Demostene in poi), ella con pochissimo intervallo
risorge in Sicilia e in Egitto, e ancora quasi
in istato di creatrice. Teocrito, Callimaco, Apollonio Rodio ec. Finito il suo stato di creatrice,
e dichiaratasi la letteratura greca imitatrice e figlia di se stessa, cioè
ridotta (come sempre a lungo andare interviene) allo studio e imitazione de'
suoi propri classici antichi, l'esser questi classici, suoi, e questa
imitazione, di se stessa, la preserva dalla corruzione, e purissimi di stile e
di lingua riescono Dionigi
Alicarnasseo, Polibio, e tutta
la ϕορά di scrittori greci contemporanei al buon tempo della letteratura latina;
i quali appartengono alla classe, e sono in tutto e per tutto una ϕορά
d'imitatori dell'antica letteratura greca, e di quella ϕορά durevolissima di
scrittori greci classici, ch'io chiamo ϕορά creatrice. Corrotta già
2591 la letteratura latina, e sfruttata e indebolita,
la greca sopravvive alla sua figlia ed alunna, e s'ella produce degli Aristidi, degli Erodi attici, e altri tali retori di niun conto nello
stile (non barbari però, e nella lingua purissimi), ella pur s'arricchisce d'un
Arriano, d'un Plutarco, d'un Luciano, {ec.} che quantunque imitatori, pur
sanno così bene scrivere, e maneggiar lo stile e la lingua antica o moderna, che
quasi in parte le rendono la facoltà creatrice. Aggiungi che in tal tempo la
grecia, colla sua letteratura e lingua incorrotta, era serva, e l'Italia signora
colla sua letteratura e lingua imbastardita e impoverita. (30. Luglio
1822.).