27. Maggio 1821.
[1093,1] La letteratura di una nazione, la quale ne forma la
lingua, e le dà la sua impronta, e le comunica il suo genio, corrompendosi,
corrompe conseguentemente anche la lingua, che le va sempre a fianco e a
seconda. E la corruzione della letteratura non è mai scompagnata dalla
corruzione della lingua, influendo vicendevolmente anche questa sulla corruzione
di quella, come senza fallo, anche lo spirito della lingua contribuisce a
determinare e formare lo spirito della letteratura. Così è accaduto alla lingua
latina, così all'italiana nel 400, nel 600, e negli ultimi tempi, così pure nel
600, e negli ultimi tempi alla spagnuola: tutte corrotte al corrompersi della
rispettiva letteratura. Eppure la lingua greca, con esempio forse unico,
corrotta, anzi, dirò, imputridita la letteratura, si mantenne incorrotta
1094 più secoli, e molto altro spazio poco alterata,
come si può vedere in Libanio, in Imerio, in S. Gregorio Nazianzeno, e altri tali sofisti più antichi o più moderni di
questi, che sono corrottissimi nel gusto, e non corrotti {o
leggermente corrotti} nella lingua. Tanta era per una parte la
libertà, la pieghevolezza, e dirò così la capacità della lingua greca formata, che poteva anche essere applicata a pessimi
stili, senza allontanarsi dall'indole della sua formazione, e senza perdere le
sue forme proprie, e il suo naturale; ed essere adoperata da una letteratura
guasta senza guastarsi essa stessa, adattandosi tanto al buono come al cattivo,
e ricevendo nella immensa capacità delle sue forme, e nella sua {varietà,} copia e ricchezza, sì l'uno come l'altro.
Simile in ciò all'italiana, dove si può scrivere purissimamente cose di pessimo
gusto, ed usare un pessimo stile, in ottima o non corrotta lingua, come ho detto
altrove [pp. 243-45]
[p.
321]
[pp.
686. sgg.]
[pp.
766-67]. Dal che nasce la difficoltà di scriver bene in italiano, a
differenza del francese, che avendo una sola
lingua, ha anche un solo
stile, e chiunque scrive in francese, non può non iscrivere in istile appresso a poco, buono. E
però non dobbiamo farci maraviglia di quello che dicono, che tutti i francesi
più o meno scrivono bene.
[1095,1]
1095 Tanta per l'altra parte (ritornando al proposito)
era l'alienazione della letteratura greca da ogni cosa straniera. Giacchè anche
la corruzione della lingua italiana che accadde nel 400. e poi nel 500.
siccom'era corruzione italiana, non mutò le forme sostanziali, e il genio
proprio della lingua; com'è accaduto per lo contrario in questi ultimi tempi,
dove la corruzione è derivata da influsso straniero.
[1095,2] E se vogliamo vedere l'influenza straniera sulla
lingua greca, e come subito la corruppe, per incorruttibile che paia, come
abbiamo dimostrato; sebbene è difficile trovar cosa straniera in detta
letteratura, consideriamo l'unico (si può dir) libro straniero che introdotto in
grecia
(o ne' paesi greci) abbia influito sopra i suoi scrittori, {e
che sia stato ai greci oggetto di studio.} Lasciamo l'influenza del
latino nel greco dopo Costantino,
influenza che tardò molto a propagarsi e a guastare definitamente la lingua,
perchè si esercitò piuttosto sul parlato che sullo scritto, e dal parlato arrivò
solo dentro lungo spazio, alla letteratura. Io voglio parlare della Bibbia. Esaminiamo i padri greci da' primi fino agli
ultimi, e vi troveremo immediatamente una visibilissima {e
sostanziale} corruzione di lingua e di stile, derivata dagli ebraismi,
dall'uso dello stile profetico, salmistico, apostolico, dalla brutta e barbara
1096 e spesso continua imitazione della scrittura,
dal misticismo della Religion Cristiana. Corruttela che è comune anche agli
scrittori cristiani che non avevano punto che fare colle[colla]
palestina,
o con altri paesi, dove la lingua greca {volgare} fosse
guasta da mescolanza di ebraico, {o d'altro dialetto
propagato fra' giudei ec.;} non erano giudei di stirpe, ec. ec. Ma
erano stranieri di setta, e quindi anche {barbari} di
gusto. Lascio la traduzione dei settanta, e il Nuovo
Testamento. Le stesse cause di corruzione influirono pure sulla
lingua e sullo stile de' padri latini. Ma da queste, com'è naturale, si
preservarono gli scrittori profani contemporanei, {sì greci
che latini,} e non pochi degli stessi scrittori cristiani, o trattando
materie profane, o anche più volte nelle stesse materie ecclesiastiche, secondo
la coltura, gli studi e l'eleganza degli scrittori. (27. Maggio
1821.).