7. Agosto. 1822.
[2602,1]
Ἔργα νέων, βουλαὶ
δὲ μέσων, εὺχαὶ δὲ γερόντων.
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Verso di non so qual poeta
antico, applicabile {e proporzionabile} alle diverse
età del genere umano, come lo è qualunque cosa si possa dire intorno alle
diverse età dell'individuo. E infatti del secol nostro non è proprio altro che
il desiderio (eternamente
inseparabile dall'uomo {+anche il più
inetto, e debole, e inattivo e non curante;} per cagione dell'amor
proprio che spinge alla felicità, la qual mai non s'ottiene) e il lasciar fare.
(7. Agosto. 1822.).