15. Ottobre 1822.
[2639,1] Ho detto altrove pp. 1806. sgg.
pp.
2500. sgg. che gran parte delle voci che in poesia si chiamano
eleganti, e si tengono per poetiche, non sono tali, se non per esser fuori
dell'uso comune e familiare, nel quale già furono una volta (o furono certo
nell'uso degli scrittori in prosa); e conseguentemente per essere antiche
rispetto
2640 alla moderna lingua, benchè non sieno
antiquate. E ciò principalmente cade nelle voci (o frasi) che sono oggidì esclusivamente poetiche. Ho detto
ancora che per tal cagione, non potendo {i primi} poeti
o prosatori di niuna lingua, aver molte voci nè frasi antiche da usare ne' loro
scritti, e quindi mancando d'un'abbondantissima fonte d'eleganza, è convenuto
loro tenersi per lo più allo stile familiare, come familiarissimo è il Petrarca ec., e sono stati incapaci
dell'eleganza Virgiliana.
[2640,1] Aggiungo ora che in fatti la poesia, appresso quelle
nazioni ch'hanno lingua propriamente poetica, {cioè distinta
dalla prosaica} (e ciò fu tra le antiche la greca, e sono tra le
moderne l'italiana e la tedesca, e un poco fors'anche la spagnuola) è
conservatrice
2641 dell'antichità della lingua, e
quindi della sua purità, le quali due qualità sono quasi il medesimo, se non che
la prima di queste due voci dice qualcosa di più. Dell'antichità, dico, è
conservatrice la lingua poetica, sì ne' vocaboli, sì nelle frasi, sì nelle
forme, sì eziandio nelle inflessioni, o coniugazioni de' verbi, e in altre
particolarità grammaticali. Nelle quali tutte essa conserva {+(o segue di tratto in tratto a suo arbitrio)}
l'antico uso, stato comune ai primi prosatori, e quindi sbandito dalle prose. Ed
ha notato il Perticari nel Trattato degli Scrittori del Trecento che in tanta
corruzione ultimamente accaduta della nostra lingua parlata e scritta, lo
scriver poetico s'era pur conservato e si conserva puro; il che fino a un certo
segno, e massime ne' versificatori
2642 che non hanno
molto preteso all'originalità (come gli arcadici, i frugoniani ec. a differenza de'
Cesarottiani ec.)
si trova esser verissimo. Così fu nella lingua greca, che la poesia fu gran
conservatrice delle parole, modi, frasi, inflessioni, e regole {e pratiche} grammaticali antiche. Ond'ella ha una lingua
tutta diversa dalla sua contemporanea prosaica. E ciò accade (parlo del
conservar l'antichità e purità della lingua), accade, dico, proporzionatamente
anche nelle poesie che non hanno lingua appartata, come la francese, e forse
l'inglese. Se non altro, queste poesie sono sempre più pure dello scriver
prosaico appresso tali nazioni, rispetto alla lingua. (15. Ottobre
1822.).