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25. Maggio. Domenica della SS. Trinita'. 1823.

[2722,1]   2722 Delle lingue vive non accade quello che delle lingue le quali più non si parlano. Queste, a guisa di pianta che più non vegeta, non possono ricevere accrescimento; e tutto quello, che a lor riguardo si può fare da noi, si è di serbarle diligentemente nello stato in cui sono; perciocchè in esse ogni alterazione tende a corrompimento. Al contrario le lingue che sono vive, vegetano tuttora, e possono crescere di più in più: e in esse le piccole mutazioni, che si vanno facendo di tempo in tempo, non sono segnali certi di corrompimento; anzi sono talora di sanità e vigoria. E però coloro, i quali non vorrebbon che i nostri scritti avessero altro sapore che di Trecento, nocciono alla lingua, perchè si sforzano di ridurla alla condizione di quelle che sono morte, e, in quanto a loro sta, ne diseccano i verdi rami, sicch'ella non possa, contro all'avviso d'Orazio, più vestirsi di nuove foglie. Quest'autore vivea pure nel secol d'  2723 oro della lingua latina, e nel tempo in cui essa era nel suo più florido stato: e tuttavia perch'ella era ancor viva, egli pensava ch'essa potesse arricchirsi vie maggiormente e ricevere nuove forme di favellare. * Nota dell'Abate Colombo alle Lezioni sulle Doti di una colta favella con una non più stampata sullo stile da usarsi oggidì ed altre operette del medesimo autore * (cioè dell'Abate Colombo). Parma per Giuseppe Paganino 1820. (edizione 2da delle tre prime Lezioni e delle altre operette, fuorchè d'una). Lezione IV. Dello Stile che dee usare oggidì un pulito Scrittore. pag. 96. (antepenultima delle Lezioni). nota a. (25. Maggio. Domenica della SS. Trinità. 1823.).