25. Maggio. Domenica della SS. Trinita'. 1823.
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Delle lingue vive
non accade quello che delle lingue le quali più non si parlano. Queste,
a guisa di pianta che più
non vegeta, non possono ricevere accrescimento; e tutto quello, che a
lor riguardo si può fare da noi, si è di serbarle diligentemente nello
stato in cui sono; perciocchè in esse ogni alterazione tende a
corrompimento. Al contrario le lingue che sono
vive, vegetano tuttora, e possono crescere di più in più: e in esse
le piccole mutazioni, che si vanno facendo di tempo in tempo, non
sono segnali certi di corrompimento; anzi sono talora di sanità e
vigoria. E però coloro, i quali non vorrebbon che i nostri
scritti avessero altro sapore che di Trecento, nocciono alla lingua,
perchè si sforzano di ridurla alla condizione di quelle che sono morte,
e, in quanto a loro sta, ne diseccano i verdi rami,
sicch'ella non possa, contro all'avviso d'Orazio, più vestirsi di
nuove foglie. Quest'autore vivea pure nel secol d'
2723 oro della lingua latina, e nel tempo in
cui essa era nel suo più florido stato: e tuttavia perch'ella era ancor
viva, egli pensava ch'essa potesse arricchirsi vie maggiormente e
ricevere nuove forme di favellare.
*
Nota dell'Abate Colombo alle Lezioni sulle Doti di una
colta favella
con una non più stampata sullo
stile da usarsi oggidì ed altre operette del medesimo
autore
*
(cioè dell'Abate Colombo). Parma
per Giuseppe Paganino
1820. (edizione 2da delle tre prime Lezioni e delle altre operette,
fuorchè d'una). Lezione IV. Dello Stile che dee
usare oggidì un pulito Scrittore. pag. 96.
(antepenultima delle Lezioni). nota a.
(25. Maggio. Domenica della SS. Trinità. 1823.).