31. Maggio. 1823.
[2735,1]
Nam
si quis minorem gloriae fructum putat ex graecis versibus percipi, quam
ex latinis, vehementer errat; propterea, quod graeca leguntur in omnibus
fere gentibus, latina suis finibus, exiguis sane, continentur. Quare si
res hae, quas gessimus, orbis terrae regionibus definiuntur; cupere
debemus, quo manuum nostrarum tela pervenerint, eodem gloriam, famamque
penetrare.
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Cic., Orat. pro Archia poeta cap. 10. Dunque se le cose latine
continebantur suis finibus, le cose greche legebantur anche extra suos
fines, dunque anche da quelli che non parlavano naturalmente il greco,
dunque s'elle legebantur in omnibus fere gentibus,
quasi tutte le nazioni intendevano il greco benchè non
2736 fossero greche, dunque il mondo era δίγλωσσος, dunque la lingua
greca era universale di quella universalità ch'oggi ha la francese. Nè per suis finibus si possono intendere i termini dell'impero
latino, i quali certamente non erano angusti ai tempi di Cicerone, e lo dimostra anche quello che
segue nel medesimo passo addotto. (31. Maggio. 1823.).