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8. Luglio 1823.

[2919,1]  Noi usiamo volgarmente il verbo volere applicandolo a cose inanimate, o ad esseri immaginari, e talvolta impersonalmente, in modo ch'egli o sta per potere, o ridonda e non fa che servire a una perifrasi, per idiotismo, e per proprietà di lingua. Per esempio, La piaga non se gli vuole rammarginare. Cioè, Non si può far che la piaga se gli rammargini, ossia La piaga non se gli può ancora rammarginare. Qui volere sta per potere. Se il cielo si vorrà serenare, se la stagione si vorrà scaldare, se il vento vorrà cessare, se il negozio vorrà camminar bene, se la pianta vorrà pigliar piede, l'erba non ci vuol nascere. Cioè, Se piglierà piede, Non ci nasce. Qui volere ridonda. Da più mesi non è voluto piovere. Cioè, non è piovuto. Qui volere ridonda ed è impersonale. {Anche in francese: cette machine ne veut pas aller, ce bois ne veut pas brûler * . Alberti. Così, mi pare, anche in ispagnuolo.}
[2919,2]  Ora questo grazioso idiotismo proprio della nostra lingua, fu proprio altresì della {più pura} lingua greca (anzi secondo i grammatici egli è un atticismo) e fu adoperato  2920 dagli scrittori più eleganti, e massime da Platone e, primo modello dell'atticismo. Nel Convito, opp. ed Astii, Lips. 1819-... t. 3. 1821. p. 460. v. 16. 17. D. ἐὰν μέν σοι ἐϑέλῃ παύεσϑαι ἡ λύγξ * se ti vorrà passare il singhiozzo, * in vece {di} ἐὰν μέν σοι παύηται ἡ λύγξ * . Qui ἐϑέλειν ridonda. V. lo Scapula in ᾽Eϑέλω, e Θέλω. Corinto περὶ διαλέκτων. ᾽Aττικὸν καὶ τὸ ϑέλει ἀντὶ τοῦ δύναται ὡς ὁ Πλάτων(nel principio del Fedro), τὰ χωρία οὐδὲν μ᾽ ἐϑέλει διδάσκειν * . Ma non è vero che stia sempre, in questo tale idiotismo per potere, come dice anche lo Scapula ne' due citati luoghi. Per potere sta assolutamente nel Sofista, t. 2. 1820. p. 314. v. 18-19. D-E. Kαὶ μὴν ἓν γέ τι τούτων ἀναγκαῖον, ἢ πάντα ἢ μηδὲν ἢ τὰ μὲν ἐϑέλειν, τὰ δὲ μὴ ξυμμίγνυσϑαι * che altre cose possano mescolarsi insieme, altre no. {+1. Vedi anche ivi p. 318 v. penult. B. 326. v. 12. B. 342. v. 13. 14. D. 314. v. 26. E. Synes. opp. 1612. p. 43. C.} Ma nel passo del Convivio, e in quello di Omero presso lo Scapula, ἐϑέλειν ridonda, come sovente in italiano volere, nel detto nostro idiotismo, e malissimo si spiegherebbe per potere. In quello del Fedro altresì in sostanza ridonda, perchè il luogo vale τὰ χωρία οὐδὲν με διδάσκει. Se diremo οὐδὲν με δύναται διδάσκειν,  2921 diremo forse altrettanto, ma non lo stesso, e benchè diremo il vero, non perciò diremo quel medesimo appunto che dice Socrate. In questo e in altri molti casi {simili,} tanto nel greco quanto nell'italiano, spiegando il verbo volere per potere, l'espressione riesce vera e giusta, ma non pertanto l'intenzione della frase non era di dir potere. Perchè spesso nell'esprimerci noi abbiamo due intenzioni l'una finale (e questa nel caso nostro sarà ugualmente bene spiegata rendendo volere per potere, che dicendo ch'egli ridonda), l'altra immediata (e questa nel caso nostro non si otterrebbe con dir potere, nè si spiegherebbe con questa voce); da ambedue le quali intenzioni è diversa quella intenzione o significato che ha la locuzione letteralmente presa. (8. Luglio. 1823.). {Del resto noi} non usiamo in questo tal senso e modo il verbo volere, se non colle particelle negative o condizionali, o con interrogazione, come in quel verso di Anacreonte (od. 4 ᾽Eδόκουν ὄναρ τροχάζειν) τί ϑέλει ὄναρ τόδ᾽εἶναι * ; che vorrà essere questo sogno? Ma in locuzione, {forma e significazione} affermativa non s'usa  2922 mai il verbo volere nè dagl'italiani nè da' francesi ne' sovresposti sensi, se non se in quella frase voler dire o significare ec. che è greca anch'essa, e che può riferirsi all'idiotismo di cui ragioniamo. I greci ancora usano per lo più questo idiotismo fuori di affermazione, benchè non sempre. Affermativamente, e {pur} di cose inanimate o ideali e intellettuali, e come si dice, di ragione, usiamo noi il verbo volere, in un senso però differente dai sopraddetti, ed equivalente al greco μέλλειν, ma con significanza di qualche dubitazione: come Questa guerra vuole andare in lungo, cioè, Pare che questa guerra sia per durar molto: {Vuol piovere ec. 1.} {+1. In questo senso il verbo volere equivale al significato che sovente ha in italiano dovere, il quale talvolta significa assolutamente μέλλειν (come avere a, aver da cogl'infiniti), talvolta con qualche dubitazione, come Questa guerra deve andare in lungo, cioè, pare che ec. Dicesi ancora Questa guerra mostra di voler esser lunga, pare che voglia esser ec. E in simili modi: e così dovere.} In altro modo ancora diciamo affermativamente il verbo volere per proprietà di lingua, eziandio di cose inanimate, con significazione di esser presso a, mancar poco che non; e in questo senso egli non s'usa se non nel passato o piucchè passato, benchè in un esempio della Crusca, Volere §. 3., trovisi nel gerundio. (9. Luglio. 1823.). {{V. p. 3000.}}