11. Luglio 1823.
[2941,1] Il principal difetto della ragione non è, come si
dice, di essere impotente. In verità ella può moltissimo, e basta per
accertarsene il paragonare l'animo e l'intelletto di un gran filosofo con quello
di un selvaggio o di un fanciullo, o di questo medesimo filosofo avanti il suo
primo uso della ragione: e così il paragonare il mondo civile presente sì
materiale che morale, col mondo selvaggio presente, e più col primitivo. Che
cosa non può la ragione umana nella speculazione? Non penetra ella fino
all'essenza delle cose che esistono, ed anche di se medesima? non ascende fino
al trono di Dio, e non
2942 giunge ad analizzare fino
ad un certo segno la natura del sommo Essere? (vedi quello che ho detto altrove
in questo proposito [pp. 1627-28]) La ragione dunque per se, e come ragione,
non è impotente nè debole, anzi per facoltà di un ente finito, è potentissima;
ma ella è dannosa, ella rende impotente colui che l'usa, e tanto più quanto
maggiore uso ei ne fa, e a proporzione che cresce il suo potere, scema quello di
chi l'esercita e la possiede, e più ella si perfeziona, più l'essere ragionante
diviene imperfetto: ella rende piccoli e vili e da nulla tutti gli oggetti sopra
i quali ella si esercita, annulla il grande, il bello, e per così dir la stessa
esistenza, è vera madre e cagione del nulla, e le cose tanto più impiccoliscono
quanto ella cresce; e quanto è maggiore la sua esistenza in intensità e in
estensione, tanto {l'esser delle cose} si scema e
restringe ed accosta verso il nulla. Non diciamo che la ragione vede poco. In
effetto la sua vista si stende quasi in infinito, {+ed è acutissima sopra ciascuno oggetto,} ma essa
vista ha questa proprietà che lo spazio e gli oggetti le appariscono tanto più
piccoli quanto ella più si stende
2943 e quanto meglio
e più finamente vede. Così ch'ella vede sempre poco, e in ultimo nulla, non
perch'ella sia grossa e corta, ma perchè gli oggetti e lo spazio tanto più le
mancano quanto ella più n'abbraccia, e più minutamente gli scorge. Così che il
poco e il nulla è negli oggetti e non nella ragione, {+1. (benchè gli oggetti sieno, e sieno grandi a
qualunqu'altra cosa, eccetto solamente ch'alla ragione).}
Perciocch'ella per se può vedere assaissimo, ma in atto ella tanto meno vede
quanto più vede. Vede però tutto il visibile, e in tanto in quanto esso è e può
mai esser visibile a qualsivoglia vista. (11. Luglio 1823.).