1. Agosto. 1823.
[3078,1] La più bella e fortunata età dell'uomo, la sola che
potrebb'esser felice oggidì, ch'è la fanciullezza, è tormentata in mille modi,
con mille angustie, timori, fatiche dall'educazione e dall'istruzione, tanto che
l'uomo adulto, anche in mezzo all'infelicità che porta la cognizion del vero, il
disinganno, la noia della vita, l'assopimento della immaginazione, non
accetterebbe di tornar fanciullo colla condizione di soffrir quello stesso che
nella fanciullezza ha sofferto. E perchè così tormentata
3079 e fatta infelice quella povera età, nella quale l'infelicità
parrebbe quasi impossibile a concepirsi? Perchè l'individuo divenga colto e
civile, cioè acquisti la perfezione dell'uomo. Bella perfezione, e certo voluta
dalla natura umana, quella che suppone necessariamente la {somma} infelicità di quel tempo che la natura ha manifestamente
ordinato ad essere la più felice parte della nostra vita. Torno a domandare.
Perchè fatta così infelice la fanciullezza? E rispondo più giusto. Perchè l'uomo
acquisti a spese di tale infelicità quello che lo farà infelice per tutta la
vita, cioè la cognizione di se stesso e delle cose, le opinioni, i costumi le
abitudini contrarie alle naturali, e quindi esclusive della possibilità di esser
felice; perchè colla infelicità della fanciullezza si compri e cagioni quella di
tutte le altre età; o vogliamo dire perch'ei perda colla felicità della
fanciullezza, quella che la natura avea destinato {e
preparato} siccome a questa, così a ciascun'altra età dell'uomo, {+e ch'altrimenti egli avrebbe ottenuta in
effetto.}
(1. Agosto. 1823.).