16. Sett. 1823.
[3443,1]
Quante volte diss'io Allor pien di spavento, Costei
per {fermo} nacque in
paradiso.
*
Petr.
Canz.[Canzone] Chiare fresche e dolci acque.
Καὶ
γελάϊς δ᾽ ἱμερόεν∙ τό μοι ᾽μὰν Καρδίαν ἐν στήϑεσιν ἐπτόασεν
*
Saffo ap. Longin. sezione
10. È proprio dell'impressione che fa la bellezza
3444 (e così la grazia e l'altre illecebre, ma la bellezza
massimamente, perch'ella non ha bisogno di tempo per fare impressione, e come la
causa esiste tutta in un tempo, così l'effetto {è}
istantaneo) è proprio, dico, della impressione che fa la bellezza su quelli
d'altro sesso che la veggono o l'ascoltano o l'avvicinano, lo spaventare; e
questo si è quasi il principale e il più sensibile effetto ch'ella produce a
prima giunta, o quello che più si distingue e si nota e risalta. E lo spavento
viene da questo, che allo spettatore o spettatrice, in quel momento, pare
impossibile di star mai più senza quel tale oggetto, e nel tempo stesso gli pare
impossibile di possederlo com'ei vorrebbe; perchè neppure il possedimento
carnale, che in quel punto non gli si offre affatto al pensiero, anzi questo n'è
propriamente alieno; ma neppur questo possedimento gli parrebbe poter soddisfare
e riempiere il desiderio ch'egli concepisce di quel tale oggetto; col quale ei
vorrebbe diventare una cosa stessa (come profondamente, benchè in modo
scherzevole osserva Aristofane nel Convito di Platone): ora ei non vede che questo possa mai
essere.
3445 La forza del desiderio ch'ei concepisce in
quel punto, l'atterrisce per ciò ch'ei si rappresenta {subito} tutte in un tratto, benchè confusamente, al pensiero le pene
che per questo desiderio dovrà soffrire; perocchè il desiderio è pena, e il
vivissimo e sommo desiderio, vivissima e somma, e il desiderio perpetuo e non
mai soddisfatto è pena perpetua. Ora a lui pare e che quel desiderio non sarà
mai soddisfatto (o non ne vede il come, e gli par cosa troppo ardua e difficile
e improbabile), e ch'esso non sarà mai per estinguersi da se medesimo, come
quando proviamo un dolor vivissimo, ci pare a prima giunta ch'ei sarà perpetuo,
e che ne sia impossibile la consolazione, e che niuna cosa mai lo consolerà.
Tutto questo accade principalmente (ed oggimai unicamente) ai giovani prima
d'entrar nel mondo, o sul loro primo ingresso (talvolta, e non di rado, ancora
ai fanciulli). I quali e son più suscettibili di vivezza d'impressione e di
vivezza di desiderio ec., e sono inesperti del quanto presto e facilmente
l'amore
3446 o si dilegui o si soddisfaccia, e del
come; e che al mondo non v'ha cosa veramente amabile; e di quanto sia facile
ottenere ogni cosa ch'ei brama da quegli oggetti ch'ei stima inaccessibili ec.
ec.
[3446,1] Del resto, generalizzando, è da osservare che il
primo concepimento d'un desiderio vivissimo di cosa difficile a ottenere, il
qual concepimento non ha più luogo se non se ne' fanciulli e nella prima
gioventù, è sempre accompagnato da spavento, e ciò si spiega colle cagioni
sopraddette. Massime se la cosa è o pare impossibile ad ottenere; l'uno e
l'altro de' quali casi è ben frequente nelle suddette età. Alle quali, per
queste ragioni, i desiderii {come} son penosissimi
nella lor durata e nel loro corso, così riescono spaventosi nella lor nascita
{+(e più quel d'Amore, ch'è più
penoso, perchè più forte; massime negl'inesperti).} E si dice per
ischerzo, ma non senza ragione di verità, che bisogna soddisfare ai desiderii
de' fanciulli per non trovargli morti dietro alle porte. (16. Sett.
1823.).