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16. Sett. 1823.

[3447,1]  Gli uomini straordinari, bene spesso e forse il più delle volte, non son tali per grandezza assoluta di niuna loro qualità, nè anche per grandezza o forza ec. di essa qualità considerata rispettivamente a quel ch'ella suol essere nel comune degli uomini; insomma non sono straordinarii perchè veruna lor qualità sia straordinaria (cioè non si trovi nel comune), nè straordinariamente grande o perfetta ec.; ma solo per lo squilibrio delle loro qualità, cioè perchè l'una o più d'una di esse, senza esser nè straordinaria, nè maggior ch'ella soglia, prepondera all'altre, e perciò risalta e dà negli occhi. Mentre molti uomini  3448 di qualità tutte grandi, {#1. (ed anche straordinarie),} ma ben tra loro equilibrate, bilanciate e compensate, sicchè l'una non eccede l'altra, non sono stimati straordinarii, perchè l'una offusca lo splendore e nuoce alla vista dell'altra scambievolmente. E spesse volte lo stesso avere, benchè non tutte, però molte o parecchie qualità grandi, {#2. (ed anche straordinarie),} producendo un certo equilibrio e contrappeso, e facendo che l'una di loro renda l'altra meno notabile, è cagione che l'uomo non paia straordinario. Ed all'opposto l'averne poche o una sola che sia o straordinariamente grande o straordinaria, producendo uno squilibrio e sbilancio, non solo non nuoce alla riputazione {+d'uomo straordinario,} nè la rende minore, ma la produce e l'accresce. (16. Sett. 1823.).