25. Sett. 1823.
[3517,1]
3517
Alla p. 3412.
fine. Altrettanto però è certo che una società capace di repubblica
durevole, non può essere che leggermente o mezzanamente corrotta; che una
società pienamente corrotta (come la moderna) non è assolutamente capace d'altro
stato durevole che del monarchico quasi assoluto; e che il non essere
assolutamente capace se non di assoluta monarchia, e l'essere incapace di
durevole stato franco, è certo segno di società pienamente corrotta. Così,
apparentemente, si ravvicinano i due estremi, di società primitiva, di cui non è
proprio altro stato che la monarchia; e di società totalmente guasta, di cui non
è propria che l'assoluta monarchia. Colla differenza che questa società non è
onninamente capace di altro stato durevole, quella sì; e che in questa non può
durar che una monarchia assoluta cioè dispotica, in quella una tal monarchia non
poteva assolutamente durare; ma l'era propria una monarchia piena bensì ed
intera, ma non assoluta nè dispotica; una monarchia dove il re era padron di
tutto, e il suddito niente manco libero. Del resto s'egli è
3518 proprio carattere sì della società primitiva come della più
corrotta l'essere ambedue per natura monarchiche di governo, non è questo il
solo capo in cui si veda che le cose umane ritornano dopo lungo circuito e dopo
diversissimo errore ai loro principii, e giunte (come or pare che siano) al
termine di lor carriera, o tanto più quanto a questo termine più s'avvicinano,
si trovano di nuovo in gran parte cogli effetti medesimi, e nel medesimo luogo,
stato ed essere che nel cominciar d'essa carriera. Bensì per cagioni ben diverse
e contrarie a quelle d'allora: onde questi effetti e questo stato sono ben
peggiori ritornando, che allora non furono; e se e dove furon buoni {e convenienti all'umana società ed alla felicità
sociale} nel principio, son pessimi nel ritorno e nel fine {ec.}
(25. Sett. 1823.).