5. Novembre 1823.
[3837,1]
3837 Il giovane che al suo ingresso nella vita, si
trova, per qualunque causa e circostanza ed in qual che sia modo, ributtato dal
mondo, innanzi di aver deposta la tenerezza verso se stesso, propria di
quell'età, e di aver fatto l'abito {e il callo} alle
contrarietà, alle persecuzioni e malignità degli uomini, agli oltraggi, punture,
smacchi, dispiaceri che si ricevono nell'uso della vita sociale, alle sventure,
ai cattivi successi nella società e nella vita civile; il giovane, dico, che o
da' parenti, come spesso accade, o da que' di fuori, si trova ributtato ed
escluso dalla vita, e serrata la strada ai godimenti (di qualsivoglia sorta) o
più che agli altri o al comune de' giovani non suole accadere; o tanto che tali
ostacoli vengano ad essere straordinari e ad avere maggior forza che non
sogliono, a causa di una sua non ordinaria sensibilità, immaginazione,
suscettibilità, {delicatezza di spirito e d'indole,}
vita interna, e quindi straordinaria tenerezza verso se stesso, maggiore amor
proprio, maggiore smania e bisogno di felicità e di godimento, maggior capacità
e facilità di soffrire, maggior delicatezza sopra ogni offesa, ogni danno,
ogn'ingiuria, ogni disprezzo, ogni puntura {ed ogni
lesione} del suo amor proprio; un tal giovane trasporta e rivolge bene
spesso tutto l'ardore {{e la {morale e
fisica}}} forza o generale della sua età, o particolare della
sua indole, o l'uno e l'altro insieme, tutta, dico, questa forza e questo ardore
che lo spingevano verso la felicità, l'azione, la vita, ei la rivolge a
proccurarsi l'infelicità, l'inattività, la morte morale.
3838 Egli diviene misantropo di se stesso e il suo maggior nemico,
egli vuol soffrire, egli vi si ostina, i partiti {più tristi,
più acerbi verso se stesso,} più dolorosi e più spaventevoli, e che
prima di quella sua poca esperienza della vita egli avrebbe rigettati con
orrore, divengono del suo gusto, ei li abbraccia con trasporto, dovendo
scegliere uno stato, il più monotono, il più freddo, il più penoso per la noia
che reca, il più difficile a sopportarsi perchè più lontano e men partecipe
della vita, è quello ch'ei preferisce, ei vi si compiace tanto più quanto esso è
più orribile per lui, egl'impiega tutta la forza del suo carattere e della sua
età in abbracciarlo, e in sostenerlo, e in mantenere ed eseguire la sua
risoluzione, e in continuarlo, {+e si
compiace fra l'altre cose in particolare nell'impossibilitarsi a poter mai
fare altrimenti, e nello abbracciar quei partiti che gli chiudano per sempre
la strada di poter vivere, o soffrir meno, perchè con ciò ei viene a ridursi
e a rappresentarsi come ridotto in uno estremo di sciagura, il che piace,
come altrove ho detto p. 313
pp. 2217-21 , e se
qualche cosa mancasse e potesse aggiungersi al suo male, ei non sarebbe
contento ec.} egl'impiega tutta la sua vita morale in abbracciare,
sopportare e mantenere {costantemente} la sua morte
morale, tutto il suo ardore in agghiacciarsi, tutta la sua inquietezza in
sostenere la monotonia e l'uniformità della vita, tutta la sua costanza in
scegliere di soffrire, voler soffrire, continuare a soffrire, {+tutta la sua gioventù in invecchiarsi
l'animo, e vivere esteriormente da vecchio, ed abbracciare e seguir
gl'istituti, le costumanze, i modi, le inclinazioni, il pensare, la vita de'
vecchi.} Come tutto ciò è un effetto del suo ardore e della sua forza
naturale, egli va molto al di là del necessario: se il mondo a causa di suoi
difetti o morali o fisici, o di sue circostanze, gli nega tanto di godimento,
egli se ne toglie il decuplo; se la necessità l'obbliga a soffrir tanto, egli
elegge di soffrire dieci volte di più; se gli nega un bene ei se ne interdice
uno assai maggiore; se gli contrasta qualche godimento, egli si priva di tutti,
e rinunzia affatto al godere.
[3839,1]
3839 Il giovane è in queste cose così costante,
risoluto, forte, durevole, che gli educatori e quelli che han cura di lui, anche
sommamente benevoli, assai spesso e il più delle volte, stimano tali risoluzioni
{e tali forme di vita} essergli naturali, nascere
dalle sue inclinazioni, esser conformi al suo vero carattere, al suo vero
piacere, e però determinano di non distornelo, {non
impedirnelo,} di confermarvelo, di secondarlo, e così fanno, anche
talora senz'alcun proprio interesse per sola premura ed affezione verso di lui.
E' s'ingannano sommamente e in tali casi la lor poca cognizione del cuore umano
e de' suoi mirabilissimi accidenti, de' fenomeni dell'amor proprio e delle sue
sottilissime e sfuggevolissime operazioni e modi di agire, e stravagantissimi
effetti e trasformazioni, nuoce grandemente a quei poveri giovani, i quali ben
potrebbero ancora, ma non senza molta forza e molto artifizio, essere strappati
a quelle dure risoluzioni, azioni e abitudini, e riconciliati con se stessi e
con la vita, vero partito che si dovrebbe prendere in tali casi da un prudente
{e filosofo e pietoso} curatore, e solo mezzo di
svolgere il giovane da' tristi partiti ch'egli ha abbracciati o è per
abbracciare, e di sottrarlo dalla vera infelicità che glien'è per seguire,
massime calmato il furore e intiepidito
l'ardore dell'età, che sono appunto
quelli che cagionano quella tal sua pazienza e che l'agghiacciano, e che lo sostengono e nutrono in quella gelata, sterile,
ed arida vita ch'egli ha intrapreso, o nella risoluzione d'intraprenderla; ma
poco potranno durare a sostentarlo, e consumati o diminuiti, egli sentirà tutta
3840 la pena del suo stato, e gli mancherà la virtù
di soffrirlo, dopo impostasene la necessità. La qual virtù manca insieme colla
compiacenza ch'ei prova in soffrire o in voler soffrire, la qual compiacenza non
può essere perpetua, e {il tempo e} l'età, se non
altro, l'estingue. Massime ch'egli non {potrà} esser
consolato e reso indifferente verso le sue privazioni dal disinganno, non avendo
mai provato quello di ch'ei si privò, e non essendosene privato per disinganno e
per dispregio ch'e' n'avesse, anzi {al} contrario per
inganno, perch'ei ne faceva gran conto, perchè assaissimo gli costava il
privarsene. Chè questa è la differenza da questa sorta di sacrifizi che or
discorriamo, e quella più facile e più nota, {+(perchè proveniente da causa più manifesta e facile a
comprendere e a vederne la connessione coll'effetto)} e forse più
ordinaria, o altrettanto, che nasce dal disinganno, dall'esperienza de'
godimenti, dal disgusto della vita tutta felice com'ella può essere.
[3840,1] Quindi accade che tali giovani i quali nella
gioventù son vecchi per lor volontà, e più {fortemente}
vecchi de' vecchi medesimi, perchè la lor morale vecchiezza {viene a nascere appunto} dalla lor gioventù {fisica,} e dalla forza e ardore di questa e del loro carattere, nella
maturità e nella vecchiezza (posto che abbiano effettuato quelle loro
risoluzioni) sono moralmente giovani, e più giovani assai de' giovani stessi che
abbiano fatta un poco di esperienza, o che sieno di men fervida e sensitiva
natura. Perchè questi sono in parte disingannati, o meno avidi {e smaniosi} del godimento. Quelli continuano e serbano
tutto intero e fresco il loro inganno giovanile
3841 e
le loro illusioni, e come frutta l'inverno, conservate nella cera, {{state sempre}}
{escluse} dal contatto dell'aria, sotto la vecchiezza
del corpo conservano quasi intatta ed intera la gioventù dell'anima {+(mantenuta lungi dall'influenza esteriore
ec. nel ritiro ec.)} già vera gioventù, perchè cessata la gioventù del
corpo che li spingeva a soffrire, e ne li facea compiacere, e gliene dava il
valore. Questi tali, bene attempati, sono smaniosi del godimento, avidi {e sitibondi} della felicità senza sperarla, ma ben
persuasi, come da principio, ch'ella sia possibile e non difficile nè rara,
hanno ripreso i desiderii proprii dell'uomo, e massime della gioventù, con tutto
il loro ardore ec. Quindi e' vivono e muoiono disperati e infelici, tanto più
quanto e' credono felici gli altri, e che la loro infelicità, il lor soffrire,
il loro non godere, o il non aver mai goduto e sempre sofferto, sia provenuto da
loro, e ch'essi avessero potuto altrimenti se avessero voluto; la quale opinione
e il qual pentimento è la più amara parte che possa trovarsi in qualunque
abituale o attuale infelicità o sventura o privazione ec. e il colmo
dell'infelicità.
[3841,1] Spettano a questo discorso e nascono dalle
psicologiche cagioni e principii, e dagl'interni avvenimenti e circostanze
sviluppate di sopra, gran parte delle monacazioni ec. di giovani, e lo sceglier
di vivere in casa o in campagna, e i ritiri dalla società ec. fatti nel
principio della gioventù, massime da persone vive e sensibili ec. e resi poi
necessarii a continuarsi, per l'abitudine, per li rispetti umani, per
l'imperizia, che ne segue, del conversare, per il timor
3842 panico dell'opinione, del ridicolo ec. che suole accompagnare lo
straordinario, la novità, il cominciare, il mutar proposito e vita in tempo, in
età non conveniente, non ordinaria al cominciare, o al nuovo proposito e vita
per se medesima ec. ec. (5. Nov. 1823.).