7. Nov. 1823.
[3846,1]
Alla p. 3281.
La somma e la forza di questo pensiero si è che la compassionevolezza, la
beneficenza, la sensibilità ec. da tutti (e in particolare da Rousseau) considerate come proprie generalmente de'
giovani (massime uomini), e l'insensibilità, la durezza ec. considerate come
proprie de' maturi, e più, de' vecchi (massime donne) {#1. Vedi la pag. 3520-5.} non tanto derivano
dall'innocenza, inesperienza e poca cognizione mondana degli uni, e
dall'esperienza e scienza mondana, dal disinganno morale ec. degli altri, {come ordinariamente si crede e si dice,} quanto dalle
altre cagioni sì fisiche sì morali accennate in questo discorso, o certo da esse
ancora in gran parte, e forse principalmente; se non da ciascuna, {+posta per se sola al paragone della
suddetta, che certo è grandissima, ed a cui spetta la differenza di virtù
fra gli antichi e i moderni ec.} almen dalla somma di esse. Infatti di
un uomo e una donna egualmente giovani e inesperti e in parità d'ogni altra
qualità e circostanza, quello, perchè più forte, {ec.}
è naturalmente più dell'altra compassionevole, benefico ec. e più inclinato alla
compassione, all'interessarsi per altrui ec. Così di due giovani, pari in ogni
altra cosa e circostanza, il più forte è più portato a soccorrere altrui, a
compatire, a ben fare ec. ec. (7. Nov. 1823.).