8 Gennaio, 1819.
[38,1]
38 Non so se si possa far cosa più dispiacevole altrui
quanto ad uno che v'abbia fatto un dono splendido, offrirne goffamente un altro
molto inferiore, col che si viene a mostrare {di stimar poco
quel dono comparandolo con quello che si presenta quasi fosse atto a
compensarlo, e} di credere che il dono ricevuto si sia già compensato
sgravandosi dell'obbligo della gratitudine, e il donatore che nel donarvi si
compiaceva in se stesso aspettandosi da voi e la cognizione del benefizio, e la
gratitudine (quantunque dovesse essere anche necessariamente e prevedutamente
infruttuosa) si vede nell'atto della sua maggior compiacenza privo del premio
del suo sacrifizio, e di più senza potersene lagnare se non altro fra se così
altamente e generosamente come possono quelli che trovano ingratitudine. La qual
frustrazione di speranza dopo un sacrifizio {e forse anche
uno sforzo} fatto per conseguirla effettivamente, produce nell'uomo un
senso disgustosissimo.
[38,2] Uomini singolari che si siano distinti o data opera, o
per sola natura, o, com'è infatti, se non altro, più comune, per l'una e per
l'altra maniera, dall'universale dei loro contemporanei {nelle operazioni, vita, istituto metodo ec.} ci furono anticamente e
ci sono stati ultimamente, e ci saranno stati in tutte le età, ma è una cosa
curiosa l'osservare la differenza dei tempi nella misura della differenza tra i
costumi di questi uomini singolari e quelli de' contemporanei. Giacchè Rousseau p. e. e l'Alfieri sono passati in questi ultimi tempi per
uomini singolari quanto passarono un tempo in Grecia, Democrito
Diogene ec. {e gli
altri tanti filosofi che durarono anche in Roma sino a M. Aurelio e dopo.} E questa
uguaglianza d'effetto è assoluta. Ma se misureremo la cagion sua, cioè la
differenza tra i costumi dell'Alfieri
e i presenti, messa in paragone con quella tra i costumi di Diogene e de' greci suoi contemporanei troveremo una
disparità infinita tra la misura dell'una differenza e dell'altra essendo senza
paragone maggiore quella di Diogene,
dal che avviene che queste due differenze assolutamente parlando siano
diversissime di peso quantunque rispettivamente considerate abbiano un'intensità
e misura e valore uguale. Il che mostra che i costumi presenti non solo variano
dagli antichi nella qualità in maniera che i costumi formali di Diogene passerebbero oggi per pazzie, ma
ancora in questo che a segnalarsi fra essi ci bisogna una molto minore quantità
di stravaganza (prendendo questo termine in buona parte e per singolarità,
stranezza ec.) che non bisognava una volta, sicchè se qualcuno differisse ne'
suoi costumi dai presenti tanto, assolutamente parlando, quanto Diogene differiva dai greci, passerebbe
anche così, non per singolare, come passava Diogene, ma per matto, quantunque relativamente alla qualità, la
differenza fosse consentanea e proporzionale ai costumi presenti. Bisognava più
dose anticamente per fare un effetto che ora si ottiene con molto meno, e la
successiva {e} proporzionale diminuzione o
accrescimento di questa dose si può calcolare anche nei tempi che sono di mezzo
fra questi due estremi gli antichi e i moderni, che sono veramente estremi, non
solo cronologicamente ma anche filosoficamente parlando, e questa dose calcolata
può servire di termometro ai costumi
39 anche
trasportandolo dai tempi alle nazioni, giacchè non è dubbio che la dose non sia
{presentemente} molto minore in Francia che in {qualunque altro paese ec.} e così anticamente e in
ciascuna età differente presso questo o quel popolo.