Bologna. 8. Ottobre. 1825.
[4141,4] Chi di noi sarebbe atto a immaginare, non che ad
eseguire, il piano dell'universo, l'ordine, la concatenazione, l'artifizio,
l'esattezza mirabile delle sue parti ec. ec.? Segno certo che l'universo è
4142 opera di un intelletto infinito. - Ma sapete voi
che dalla estensione e forza dell'intelletto dell'uomo, a un'estensione e forza
infinita ci corre uno spazio infinito? L'intelletto umano non è atto a
immaginare un piano come quello dell'universo. Ma un intelletto mille volte più
forte ed esteso dell'umano, potrà pure immaginarlo. Non vi pare che possa? Dite
dunque un intelletto maggiore dell'umano un millone di volte, un bilione, un
trilione, un trilione di trilioni. Non arriverete mai ad un intelletto infinito,
e però mai ad un intelletto grande, se non relativamente (giacchè un intelletto
anche un trilion di volte maggior del nostro, non sarebbe già un intelletto
grande per se, ma solo relativamente al nostro {+e sarebbe infinitamente minore di un intelletto
infinito.),} e però mai ad un intelletto divino. Lo stesso dico della
potenza. L'uomo non può fare il mondo. Non però il farlo richiede una potenza
infinita, ma solo maggiore assai dell'umana. Deducendo dalla esistenza del mondo
la infinità e quindi la divinità del suo creatore, voi mostrate supporre che il
mondo sia infinito, e d'infinita perfezione, e che manifesti un'arte infinita,
il che è falso, e se ciò è falso, niente d'infinito si dee attribuire all'autore
della natura. {+V. p. 4177.} Lascio anche stare le
innumerabili imperfezioni che si ravvisano, non pur fisicamente, ma
metafisicamente e logicamente parlando, nell'universo.
[4142,1] Del resto quello che nella struttura ec. del mondo e
delle sue parti, p. e. di un animale, a noi pare ammirabile, e di estrema
difficoltà ad essere immaginato, non fu infatti niente difficile. Le cose
4143 sono come sono perchè così debbono essere, stante
la natura loro assoluta, o quella delle forze e dei principii (qualunque essi
sieno) che le hanno prodotte. Se questa natura fosse stata diversa, se le cose
dovessero essere altrimenti, altrimenti sarebbero, nè però sarebbero men buone e
men bene andrebbero (o vogliamo dir più cattive e camminerebbero peggio) di quel
che fanno ora che sono così come noi le veggiamo. Anzi allora questo che noi
chiamiamo ordine e che ci pare artifizio mirabile, sarebbe (e se noi lo
potessimo concepire, ci parrebbe) disordine e inartifizio totale ed estremo.
Niuno artifizio insomma è nella natura, perchè la natura stessa è cagione che le
cose vadan bene essendo ordinate in un tal modo piuttosto che in un altro, e
questo modo non è necessario assolutamente all'andar bene, ma solo relativamente
al tale e non altrimenti essere della natura, la quale se altrimenti fosse, le
cose non andrebbero bene, non potrebbero conservarsi ec., se non con altro modo
ec. (Bologna. 8. Ottobre. 1825.).