9. Dicembre. 1825. Bologna. Vigilia della Venuta della Santa Casa
[4158,2]
Perocchè
*
(l'uomo) non
era servo se non di Dio, il quale doveva amare con tutto il cuore, senza
altro compagno.
*
Cavalca
Specchio di croce, capit. 4. verso il
fine, edizione di Brescia, 1822. p. 13.
[4158,3]
Uomo pesato cioè considerato ec.
Crus. e v. la Crus. veron. in
posato. Riposato, posato. V. la
Crusca. Riserbato
ib.
Perversato per perverso.
[4158,4]
Spiare - spieggiare. Sortire - sorteggiare. Stormeggiare, stormeggiata.
[4158,5]
Divenire - diventare (da ventum sup. di venio). Cupio
cupitum - cupitare, covidare, convitare (Crus.), convoiter ec.
v. gli spagn. {Pervertire - perversare. V. Crus. in perversare e perversato.}
[4158,6]
Favola - faola - fola.
[4158,7]
Invaghire - invaghicchiare.
[4158,8] Notasi che gli antichi greci diedero spesso il nome
di πóλις a regioni e paesi. Πάρος, νῆσος, ἣν καὶ πóλιν ᾽Aρχίλοχος αὐτὴν καλεῖ ἐν ἐπῳδοῖς.
*
Steph. Byz. voc. Πάρος.
Insulas et regiones etiam πóλεις ab auctoribus dictas esse, observat Strabo l. 8. p. 546. Στησίχορος δὲ καλεῖ πóλιν τὴν χώραν Πίσαν λεγομένην, ὡς ὁ
ποιητὴς τὴν Λέσβον Mάκαρος πóλιν. Eυριπίδης ἐν ῎Iωνι∙ Eὔβοι᾽
᾽Aϑήναις ἐστί τις γείτων πóλις.
*
κτλ. quae vid. Cf.
ibid. Casaub. not. 2. Sic et
insula Cos Il. β, 676. et Lemnus Od.
4159 θ. 284. ab Homero nominatur. Ipse Archilochus fragm. 92. (Θάσον δὲ τὴν τρισοϊζυρὴν
πóλιν
*
, ap. Eustath.
Od. ε. t. 3. p. 1542. ed. Rom.) insulam Τhasum πóλιν dicit. Lysias
contra Andocid.
ἔπειτα δὲ καὶ διώχληκε πóλεις
πολλὰς ἐν τῇ ἀποδημίᾳ, Σικελίαν, ᾽Iταλίαν,
Πελοπóννησον
*
κ. τ. λ. Aristides
de Neptuno t. 1. p. 20. ed. Jebbii
Oxon. 1722. καὶ
πóλεις δὲ ἐπολίσατο τοῖς ἀνϑρώποις, ἃς καὶ νήσους νυνὶ
καλοῦμεν
*
Aeschyl.
Eὐμεν.
75. insulas περιῥῤύτους
πóλεις
*
vocat. Sic Propert.
l. 3. el. 9. 16. observante Huschke
Miscell.
philol. P. 1. p. 24. Praxitelem Paria vindicat urbe lapis.
*
-
Liebel loc. sup. cit. fragm. 76. p. 179-80. Simili cause,
simili effetti: tempi simili, costumi simili, e lingua e parole sempre analoghe
ai costumi. Questo chiamar città i paesi, probabilmente derivò dal modo in cui
vivevano gli uomini prima delle prime città; già bastantemente civili,
bastantemente riuniti insieme, ma non però tanto da far città in corpo, bensì
borghi, e villette in gran numero, occupanti gran tratto di paese. Tutto questo
tratto si dovette da principio chiamar πóλις, onde poi fu trasferita la
significazione a città (quando cioè le città vi
furono), e non già viceversa. Questi erano i tempi in cui Atene non era altro che
quattro (Plutar. in Τhes.
Euripid.
Heraclid. 81.), o 11. (Steph. Byz.
᾽Aϑῆναι) o 12. (Τheophr.
Charact. c. 26. fin. {in} addition. ex ms. Vat.) borgate sparse per l'Attica,
poi riunite da Teseo, {(v. Meurs. in Τheseo)} e chiamate
con un solo nome Atene; e Mantinea
similmente in Arcadia ec. Ora sappiamo dalla storia che lo stesso modo di abitare a
borgate si usò nei bassi tempi; allo stesso modo poi, crescendo la nuova
civiltà, le città si formarono (v. Robertson, introduzione alla
4160
Stor. di Carlo V), ed appunto
allo stesso modo, troviamo negli antichi fino al 500, ec. le città chiamate
generalmente con nome di terre, voce significativa
propriamente di paesi, nel qual modo si chiamano anche
oggi nello scrivere con eleganza, eziandio le città grandi, in volgar comune e
favellato, i castelli, e i così detti paesi. Così in francese anche oggi pays per città, benchè proprio nome di regione. (V. del resto i Diz. franc. e spagn. e ingl. ec. in Terra ec. e nei nomi di città, e così Forcell.
Gloss. ec. Da terra per città, terrazzano
per cittadino. ec.) Cosa che anche conferma la mia opinione sopra il vero
primitivo significato di πóλις. (Bologna. 1825. 9.
Dec. Vigilia della Venuta della S. Casa.).