Firenze. 21. Sett. 1827.
[4293,2] Se fosse possibile che io m'innamorassi, ciò
potrebbe accadere piuttosto con una straniera che con un'italiana. Quel tanto o
di nuovo o d'ignoto che v'ha ne' costumi, nel modo di pensare, nelle
inclinazioni, nei gusti, nelle maniere esteriori, {nella
lingua} di una straniera, è molto a proposito per far nascere o per
mantenere in un amante quella immaginazion di mistero, quella opinione di vedere
e di conoscere nella persona amata assai meno di quello che essa nasconde in se
stessa, di quel ch'ella è, quella idea di profondità, di animo recondito e
segreto, ch'è il primo e necessario fondamento dell'amor più che sensuale. Oltre
alla grazia che accompagna naturalmente ciò ch'è straniero, come straordinario.
(Firenze. 21. Sett. 1827.).