Pisa. 15. Feb. ultimo Venerdì di Carnevale. 1828.
[4302,1]
4302 Uno de' maggiori frutti che io mi propongo e spero
da' miei versi, è che essi riscaldino la mia vecchiezza col calore della mia
gioventù; è di assaporarli in quella età, e provar qualche reliquia de' {miei} sentimenti {passati,}
messa quivi entro, per conservarla e darle durata, quasi in deposito; {+è di commuover me stesso in rileggerli,
come spesso mi accade, e meglio che in leggere poesie d'altri:
(Pisa. 15. Apr.[Feb.] 1828.).} oltre la rimembranza, il
riflettere sopra quello ch'io fui, e paragonarmi meco medesimo; e in fine il
piacere che si prova in gustare e apprezzare i propri lavori, e contemplare da
se compiacendosene, le bellezze e i pregi di un figliuolo proprio, non con altra
soddisfazione, che di aver fatta una cosa bella al mondo; sia essa o non sia
conosciuta per tale da altrui. (Pisa. 15. Feb.
ultimo Venerdì di Carnevale. 1828.).