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Firenze 29. Giugno, dì di S. Pietro, e mio natalizio. 1828.

[4309,1]   4309 Tanto è vero che tra gli antichi la prima lode era quella della felicità, che noi vediamo nelle Orazioni funebri, e in simili casi, gli Oratori dovendo lodare, p. e. de' soldati morti per la patria, cominciar dal mostrare che essi non sono stati infelici, che la loro morte non è stata una sventura. Oggi al contrario: si cercherebbe d'intenerir gli uditori sopra il loro caso: il muover la compassione in tali circostanze era cosa al tutto ignota, era un vero controsenso presso gli antichi. Le loro Oraz.[Orazioni] fun.[finebri] sono tutte consolatorie.
[4309,2]  Dionigi D'Alic. nei giudizi sopra gli scrittori antichi biasima Tucidide per aver preso un argomento di storia che conteneva le sventure della sua patria (Atene), e loda al paragone Erodoto per aver preso a tema le vittorie de' greci sui barbari. Anche nelle storie questi rispetti, e a' tempi di Dionigi. (Firenze 29. Giugno, dì di S. Pietro, e mio natalizio. 1828.).