19. Dic. 1820.
[433,1]
Alla p. 398.
Di più, soggiunse Iddio: Q9184nunc ergo ne forte mittat manum suam, et sumat
etiam de ligno vitae, et comedat, et vivat in aeternum.
(Gen. 3. 22.) Dunque il
ragionamento è chiaro. S'egli mangerà del frutto dell'albero di vita, vivrà
realmente in eterno: dunque avendo colto e mangiato dell'albero della scienza,
aveva realmente acquistato essa scienza. E Dio non gliel'aveva tolta, perchè
nello stesso modo gli poteva togliere l'immortalità, se avesse mangiato
dell'albero della vita. Ora egli tanto non giudicava di togliergli
quest'immortalità, nel caso che ne avesse mangiato, che anzi perchè non ne
mangiasse (non per il peccato, ma per questo espresso motivo, secondo la
chiarissima narrazion della Genesi) lo cacciò dal paradiso, dov'era
quell'albero di vita. Q9184Et emisit eum (segue immediatamente
434 la Gen.) Q9184Dominus Deus de paradiso voluptatis... et
collocavit ante paradisum voluptatis Cherubim, et flammeum gladium
atque versatilem, ad custodiendam viam ligni
vitae. (23. 24.) Vengano adesso i
teologi, e mi dicano che la corruzione dell'uomo consistè nella ribellione della
carne allo spirito, e nella superiorità acquistata da quella, ossia
nell'assoggettamento della parte ragionevole e intellettiva. Ovvero che questo
fu il {proprio} effetto della corruzione e del peccato.
È vero, e dico anch'io, che allora incominciò quella nemicizia della ragione e
della natura ch'io sempre predico, nemicizia che non ha luogo negli altri
viventi, provveduti per altro di raziocinio, e del principio di cognizione. Ma
questa nemicizia, questo squilibrio, questo contrasto di due qualità divenute
allora incompatibili, provenne e consistè nell'incremento e preponderanza
acquistata dalla ragione; e la degradazione dell'uomo non fu quella della
ragione {nè della cognizione, nè l'offuscazione
dell'intelletto.} Anzi dopo il peccato, e mediante il peccato l'uomo {ebbe
l'intelletto rischiaratissimo,} acquistò la scienza del bene e del
male, e divenne effettivamente per questa, Q9184quasi unus ex
nobis, disse Iddio.
435 Tutto
ciò lo dice la Scrittura a lettere cubitali. Allora insomma la ragione dell'uomo
cominciò a contraddire alle sue 1. inclinazioni, 2. credenze primitive, cosa che
per l'avanti non aveva fatto; e questa fu una ribellione della ragione alla
natura, o dello spirito al corpo, non della natura alla ragione nè del corpo
allo spirito.
[435,1] Osservate che il mio sistema è l'unico che possa dare
alla narrazion della Genesi, una spiegazione quanto nuova, tanto letterale,
facile, spontanea, anzi tale che non può esser diversa, senza o far forza al
testo, o considerarlo come assurdo. E infatti secondo i teologi i quali
considerano l'incremento della ragione e sapere come un bene assoluto per
l'uomo, e la parte ragionevole come primaria in lui assolutamente ed
essenzialmente (non accidentalmente, cioè posta la corruzione); secondo i
teologi dico, il senso chiarissimo della Genesi, resta
assurdissimo, giacchè pone l'incremento della ragione e l'acquisto della scienza
come effetto preciso e diretto del peccato. Laddove il mio sistema che pone la
perfezion vera ed essenziale dell'uomo, nel suo stato primitivo, cioè in
436 quello stato in cui fu creato, ed uscì
immediatamente dalle mani di Dio, {e la sua corruzione nella
preponderanza della ragione e del sapere,} trova il senso letterale e
incontrovertibile della Genesi, profondissimo, e conforme alla
più sublime ed ultima filosofia. (19. Dic. 1820.).