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25. Gennaio. 1829. Domenica quarta.

[4442,5]  Ἄορνος - Avernus.
[4442,6]  Niebuhr (loc. cit. p. 4431. fine), sezione intitolata Τhe Opicans and Ausonians, p. 55. Apulus and Opicus are according to all appearance the same name, only with different terminations. Τhat in ulus acquired the meaning of a diminutive only in the language of later times; in earlier such a sense must be entirely separated from it; as is evident from Siculus and Romulus, as well as from the words uniting the two terminations * (quella in icus e quella in ulus), which is the commoner case, Volsculus * (contratto da Volsiculus), Aequiculus, Saticulus; and even Graeculus. * - Ib. sezione intitolata Iapygia, p. 126. Τhe Poediculians (such was the Italian name of the Peucetians) were etc. (not. 419. Τhe simpler  4443 forms, Poedi and Poedici, have not been preserved in books.) * - Ib. sezione intitolata Various traditions about the Origin of the City, p. 174. It was natural for them (the inhabitants of Rome) to call the founder of their nation Romus, or, with the inflexion so usual in their language, Romulus. * - Ib. sezione intitolata Τhe Beginning of Rome and its Earliest Tribes, p. 251. Romus and Romulus are only two forms of the same name (not. 698. Like Poenus and Poenulus and others mentioned above p. 55.); the Greeks on hearing a rumour of the legend about the twins * (Romolo e Remo), chose the former (cioè ῾Ρῶμoς) instead of the less sonorous name Remus. * {Fausto e Faustolo, il pastore che salvò Romolo e Remo bambini.} - L'uso di questa terminazione in ulus senza alcuna forza diminutiva, uso proprio del latino sì antico, si è conservato perfettamente (e non men frequentemente) nell'italiano; specialmente in Toscana, e specialmente appresso quel volgo, il quale continuamente, per mero vezzo di linguaggio, aggiunge un lo appiè delle voci italiane, dicendo, p. e. ricciolo invece di riccio, {#(1) Così anco de' verbi in are, alla qual terminazione aggiungono un ol. {(sfondare - sfondolare, sfondolato)} V. la pag. 4496. capoverso 8. e 4509. capoverso 3. e 4412.[p. 4511,3]} e così mille altre, che con tal desinenza non son registrate nel Vocabolario; oltre le {tante} registrate. E che questo medesimo uso (unita anche sovente, come nell'antico, la terminazione in icus a quella in ulus) si conservasse perpetuamente nel latino volgare, apparisce dai tanti e tanti, non solo nomi, ma verbi, {della bassa latinità, o derivati evidentemente da essa,} da me notati passim, che la portano, senz'ombra di significazione diminutiva; come pariculus (parecchi, pareil ec.), appariculare (apparecchiare, aparejar ec.), {superculus (v. la p. 4514. fin.)} ec. ec.; nomi anche aggettivi ec. Non ardirei però di affermare col Niebuhr che questa inflessione in origine non fosse punto diminutiva. Il vederla senza questa significanza, non prova; apparendo da  4444 tanti, quasi infiniti, esempi (sì del greco, sì del latino basso sì dell'antico, sì delle lingue figlie della latina; e in queste, sì in forme venute dal latino, e sì in altre forme diminutive proprie loro e non latine) che sempre fu {ed è} vezzo di linguaggio, specialmente popolare, il profferire le voci con inflessione diminutiva, quasi per grazia, quantunque il caso sia alieno dal richieder diminuzione, e la significanza diminutiva sia affatto lontana da tal pronunzia. (25. Gennaio. 1829. Domenica quarta.). {{Del resto ho notato altrove p. 3875 quando l'ul.. è semplice desinenenza {+di voci derivative,} come in speculum, iaculum ec. e così ne' verbi, {+come fabulor ec. V. p. 4516.}.}}